News by Botton Alain de

News by Botton Alain de

autore:Botton, Alain de [Botton, Alain de]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Occupy Wall Street, New York, settembre 2011.

Queste esplosioni scontano un’ingenuità fatale: sono animate dalle migliori intenzioni, ma pagano la mancanza di competenza reale o legale sulle cause della situazione problematica che vogliono affrontare. Una protesta che avrebbe potuto sfociare in una complessa discussione politica si risolve quindi in un urlo primordiale.

9.

In parte questa rabbia incoerente è colpa dei mass media, che contribuiscono a irritare un pubblico incapace di dare un senso alla propria condizione e ormai privo di speranza, al quale si continuano a somministrare analisi economiche che spazzano via inesorabilmente ogni ambizione a creare un mondo più giusto.

Chi protesta riconosce giustamente che per certi versi il sistema economico non funziona, ma fatica a concentrarsi sui dettagli specifici delle sue difficoltà. Servirebbero lunghi periodi di studio e attente indagini per comprendere le dinamiche della macchina finanziaria, per individuare le soluzioni più realistiche. Esistono moltissime opzioni sensate, su cui purtroppo il sistema informativo, e non è una coincidenza, non si sofferma mai molto.

In genere i mass media evitano di fornire al pubblico un’adeguata competenza economica insieme a una solida informazione politica, o perché sull’argomento sono loro stessi confusi e distratti, o perché traggono vantaggio dallo status quo.

Non è compito dei soli mezzi d’informazione, che comunque non ne sarebbero capaci, risolvere i rompicapi dell’economia. Il loro potere è più marginale, ma pur sempre importante: sono in grado di stabilire l’ordine del giorno, di orientare l’attenzione generale su quelli che ritengono i problemi più importanti, e poi di offrire ai governi e alle multinazionali un’opinione pubblica bene informata e interessata.

Al momento, invece, i principali organi d’informazione si limitano a registrare le attività giornaliere del sistema economico. Ci raccontano che cosa accade, ma senza suggerirci che cosa potrebbe o dovrebbe accadere. Dettano un ordine del giorno ben preciso, ma limitato: intervenire per sostenere il mercato del lavoro oppure no, uscire o meno dall’unione monetaria, essere più o meno severi nei confronti dell’inflazione. Il «dibattito» economico visto attraverso la lente di giornali e televisioni non esce da confini attentamente definiti, che restringono le aspettative del pubblico e la sua idea di ciò che potrebbe accadere. Se ci si allontana da questa linea (chiedendosi se ridefinire l’attuale ruolo degli azionisti, per esempio, o mettendo in discussione alcuni presupposti della crescita e del benessere), si finisce con stupefacente rapidità in un ambito definito «radicale», quindi ridicolo, anche se gran parte delle idee che oggi diamo per scontate (il salario minimo, la tutela dell’infanzia, la legislazione sull’ambiente) sono partite da posizioni ritenute assolutamente radicali, se non folli, da un’opinione pubblica «attenta».

L’organo d’informazione ideale, oltre ad analizzare gli eventi in corso, sarebbe tenuto a esprimere con chiarezza i principi economici che dovrebbero reggere la società. Dovrebbe avere un’idea di dove andare, operare avendo ben presente un’utopia economica, una comunità prospera e civilizzata che si preoccupa del denaro ma anche dei suoi scopi: felicità, giustizia, generosità, bellezza e gentilezza. Sarebbe dogmatico solo per quanto riguarda questi obiettivi finali, ma si mostrerebbe estremamente flessibile sul modo per ottenerli: l’esatto contrario delle



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