O la Borsa o la vita. Banche e finanza internazionale: i peggiori nemici del clima by Andrea Baranes

O la Borsa o la vita. Banche e finanza internazionale: i peggiori nemici del clima by Andrea Baranes

autore:Andrea Baranes [Baranes, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ponte alle Grazie


4. Dalle regole al mercato

Oltre agli stranded assets, le imprese del fossile dovrebbero poi farsi carico dei costi di transizione, pena il rischio di scomparsa. Già negli ultimi anni quelli che erano i pesi massimi delle Borse si sono visti superare da nuove imprese. Se fino a pochi anni fa ai primi posti di Wall Street figuravano le maggiori imprese petrolifere e i giganti dell’automobile, oggi sono Alphabet (Google), Apple, Amazon e Microsoft a occupare queste posizioni. Ma i dinosauri del fossile non vogliono cedere.

Come mantenere lo status quo? Come conciliare allora le evidenze che provengono dalla comunità scientifica con la volontà delle grandi imprese e dei grandi gestori finanziari di mantenere i propri profitti? La strada scelta è stata quella di evitare qualsiasi accordo vincolante sulla fine dello sfruttamento dei fossili. Come ricordato, se già a Rio nel 1992 si parlava di uno storico accordo internazionale, ci sono voluti altri trent’anni per arrivare a una qualche menzione sull’uscita dei fossili nel testo di una COP. È avvenuto alla COP di Glasgow del 2021, e il testo finale veniva cambiato all’ultimo momento utile per togliere ogni riferimento all’uscita (phase out) dal carbone, per sostituirlo con una ben meno vincolante diminuzione (phase down).

Nel frattempo, la direzione presa è stata fin troppo chiara. Al posto di un accordo vincolante sulla fine dei fossili, ecco farsi strada l’idea di costruire dal nulla un mercato internazionale delle emissioni di CO2, porlo al centro dei negoziati e affidargli il compito primario di contrastare la crisi climatica. Una soluzione perfetta. Da un lato non si deve più parlare di limiti alle estrazioni: si fissano degli obiettivi di riduzione, ma chi non li rispetta può andare al mercato a comprarsi le eccedenze. Dall’altro, la stessa creazione di un nuovo mercato significa enormi possibilità di profitti laddove prima non c’erano. Trading di quote di emissione, derivati sul clima, società finanziarie specializzate nella compravendita e nella consulenza e chi più ne ha più ne metta. Per una finanza ipertrofica e alla continua esasperata ricerca di nuovi strumenti e sbocchi di investimento, l’invenzione di un mercato delle quote di emissione è un regalo davvero prezioso.

C’è anche un altro argomento, più sottile, nella scelta di adottare talune metodologie e approcci. Ed è legato alle differenze tra gli indicatori e i parametri che caratterizzano rispettivamente il mondo finanziario e l’analisi dei cambiamenti climatici. Le banche centrali e le istituzioni che provano ad affrontare il legame tra finanza e clima denunciano il «problema dell’informazione». I modelli per valutare i rischi finanziari tipicamente estrapolano dati dal passato per fare previsioni di breve termine. Anche il mondo delle assicurazioni, fondato sull’analisi dei rischi, ragiona principalmente così (banalizzando, quanti incidenti o furti d’automobile in una data città o Paese nel recente passato, per stimare l’importo delle polizze). I cambiamenti climatici non hanno precedenti storici, e gli effetti più gravi si avranno in orizzonti temporali che non vengono presi in considerazione dalle analisi finanziarie. Ancora prima, i cambiamenti climatici spesso vengono scatenati dal raggiungimento di punti di



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