Oceano mare by Alessandro Baricco

Oceano mare by Alessandro Baricco

autore:Alessandro Baricco
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
ISBN: 9788807819681
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 1999-03-01T23:00:00+00:00


Mi chiamano Thomas. E questa é la storia di un'infamia. La scrivo nella mia mente, ora, con le forze che mi restano e con gli occhi fissi su quell'uomo che non avrà mai il mio perdono. La morte, la leggerà. L'Alliance era una nave forte e grande. Il mare non l'avrebbe mai vinta. Ci vogliono tremila querce per costruire una nave così. Una foresta galleggiante. A perderla é stata l'idiozia degli uomini. Il capitano Chaumareys consultava le carte e misurava la profondità del fondale. Ma non sapeva leggere il mare. Non sapeva leggere i suoi colori. L'Alliance finì nel banco di Arguin senza che nessuno sapesse fermarla. Strano naufragio: si udì come un sordo lamento salire dalle viscere dello scafo e poi la nave si inchiodò, leggermente piegata su un fianco. Immobile. Per sempre. Ho visto navi splendide lottare con tempeste feroci, e ne ho viste alcune arrendersi e scomparire in onde alte come castelli. Era come un duello. Bellissimo. Ma l'Alliance, lei non ha potuto combattere. Una fine silenziosa.

C'era un grande mare quasi piatto, tutt'intorno. Il nemico ce l'aveva dentro, non davanti. E tutta la sua forza era niente, con un nemico così. Ho visto molte vite naufragare in quel modo assurdo. Ma navi, mai.

Lo scafo iniziava a scricchiolare. Decisero di abbandonare l'Alliance a se stessa e costruirono quella zattera. Sapeva di morte prima ancora di scendere in acqua. Gli uomini lo sentivano e si accalcavano intorno alle lance, per sfuggire a quella trappola. Dovettero puntare i fucili contro di loro per costringerli a salire. Il comandante promise e giurò che non li avrebbero abbandonati, che le lance avrebbero rimorchiato la zattera, che non c'era nessun rischio. Finirono, ammassati come animali, su quel barcone senza bordi, senza deriva, senza timone. Ed io ero uno di loro. C'erano soldati e marinai. Qualche passeggero. E poi quattro ufficiali, un cartografo, e un medico di nome Savigny: si misero in centro alla zattera, dove erano state messe le scorte, quelle poche che non si erano perse in mare nella confusione del trasbordo. Stavano in piedi su un cassone: tutt'intorno a loro ce ne stavamo noi, nell'acqua fino al ginocchio perché la zattera sprofondava sotto il nostro peso. Avrei dovuto capire tutto fin da quel momento. Di quegli istanti mi é rimasta un'immagine.

Schmaltz. Schmaltz il governatore, colui che doveva prendere possesso, a nome del re, delle nuove colonie. Lo calarono giù dalla murata di dritta seduto nella sua poltrona. La poltrona, di velluto e d'oro, e lui seduto sopra, impassibile. Li calarono giù come se fossero un'unica statua. Noi, su quella zattera, ancora ormeggiati all'Alliance, ma già a combattere col mare e la paura. E lui lì che scendeva, appeso nel vuoto, verso la sua lancia, serafico come quegli angeli che vengono giù dal soffitto, nei teatri di città. Oscillava, lui e la sua poltrona, come un pendolo. Ed io pensai: oscilla come un impiccato, nella brezza della sera. Non so quale fu il momento preciso in cui ci abbandonarono. Stavo lottando per stare in piedi e per tenere Thérése vicino a me.



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