Omicidio a Lombard Street by Amedeo Feniello

Omicidio a Lombard Street by Amedeo Feniello

autore:Amedeo Feniello [Feniello, Amedeo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2024-03-15T00:00:00+00:00


8.

L’orco

Giorno di Sant’Agilo, 30 agosto 1379, martedì, ore sette p.m. della cattedrale di St Paul.

Dymcock sta tornando a St Nicholas Acon Lane. Ha appuntamento, l’ultimo, con gli uomini del ward, prima di chiudere quest’altra giornata. Gli assassini – la pista ormai si è fatta fredda – chissà dove saranno scappati, dove nascosti, aghi nel pagliaio. I suoi passi pesano mentre svolta da Lombard Street e imbocca il vicolo, in lontananza vede i suoi uomini, già lì, davanti alla porta di Imperiale. Aspettano solo un cenno per andare a casa. E ricoprire l’omicidio con una bella coltre fatta di riposo, letto, sonno. D’altronde è anche ciò che vuole il coroner, che sente il coprifuoco ormai vicino e, anche se fa ancora caldo, non vede l’ora che sia sera, togliersi il puzzo della strada di dosso, sbarazzarsi dei vestiti e della polvere. Intanto, però, il pensiero torna e si fa molesto. Il pensiero di quell’assassinio che lo accompagna da quattro giorni. Qualche pezzetto del puzzle lo ha composto e la giornata non è andata tutta al diavolo. Ora di Giano sa parecchio di più. Nobile, mercante, padrone di nave, invischiato con la corte... e poi quest’ultima idea: che Giano è un genovese e per i genovesi l’odio a Londra è assai forte. Negli ultimi metri che lo separano dalla casa di Imperiale, questo pensiero si allarga e si mette a levigarlo nella testa, perché l’odio, questo pregiudizio quasi razziale verso i genovesi, alla fin fine, gli appartiene. È roba proprio londinese, senza dubbio. Lui odia questa gente dalla doppia faccia, come Giano – non Imperiale, ma il dio pagano –, così ambigua, è il primo a pensarlo... questo astio però non è qualcosa di aleatorio, un sentimento sfumato e impercettibile come la nebbia, che ti penetra e ti consuma. Non è, tanto per dire, un senso di distacco, tra uno come lui, Dymcock, uomo dalla testa tonda, che vive profondamente i valori inglesi di ordine, lealtà e fedeltà, che concepisce solo una società gerarchica e ben governata, regolata in tutti i suoi ranghi, dove il re è il re e, a scalare, ci sono tutti gli altri; mentre i genovesi li concepisce come gente a parte, infida, enigmatica, che non rientra in nessuno schema regolare e prefissato, figli di un’anima cittadina dove ognuno pensa solo a sé o ai soldi, non c’è alcuna volontà comune, nessuno spirito di patria, uomini abituati al mare, levantini, che evocano solo sconcerto e sfiducia. Ma che hanno potere, flotte, soldi, mercanti. Fatto che li rende affascinanti ma doppi, inaffidabili, menzogneri, insidiosi, perfidi ma soprattutto rapaci e senza scrupoli. Dymocock stesso ha sentito, con le sue orecchie, di colonie genovesi lontane, tanto lontane, in Levante, che si sono messe coi turchi contro la loro casa, contro la loro terra. Degli incivili barbari, opportunisti, viziosi, come tutti i lombardi, con le loro pratiche d’affari astute e truffaldine, mezzi ebrei e mezzi saraceni, senza contare l’accusa sessuale di essere pervertiti, di darsi a un trop horrible vice que ne



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