Panda o morte by Marco Rizzini

Panda o morte by Marco Rizzini

autore:Marco Rizzini [Rizzini, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Panda o morte; Marco Rizzini; Ediciclo; viaggi; viaggio; Russia; Uzbekistan; Balcani; Turchia; Georgia; Kazakistan; Panda; avventura; Nicolai Lilin; Lilin;
editore: Ediciclo
pubblicato: 2019-05-26T22:00:00+00:00


Benzina, ricordi e allucinazioni

Nukus, Uzbekistan – Bukhara, Uzbekistan

Totale chilometri percorsi: 600

La bambina giace mezza svenuta nel passeggino. Speriamo stia solo dormendo e che gli effluvi del carburante l’abbiano solo tramortita. Secondo me sta comunque meglio della sorella, quella che la tiene in braccio mentre svuota il contenuto di bottiglie su bottiglie - un tempo di Coca-Cola – dentro il nostro serbatoio. Abbiamo finalmente trovato la benzina. Di contrabbando, a casa di un ragazzo che evidentemente lo fa di mestiere. Il pusher di carburante continua a elargire bottiglie di verde a destra e a manca. Ogni tanto si ferma qualcuno e ne compra una o due bottiglie. Come in Vietnam e come in Tailandia. Non ci sono benzinai e come sempre quando c’è un bisogno di mezzo, qualcuno ha lo spunto per trovare una soluzione. È una benzina di scarsa qualità. Non ricordo il numero degli ottani, ma mi sembra fosse sull’ottantina. E se ne dichiari ottanta, vuol dire che ne hai anche di meno. È la regola base di qualsiasi tipo di traffico illecito. Riempiamo anche le taniche con questa benzina stanca, che spompa il motore e riduce di tanto le prestazioni.

Nukus è una bella cittadina sovietica. Nata negli anni Trenta come centro di ricerca per le armi chimiche dell’Armata rossa, si è sviluppata rispettando i dettami dell’architettura e dell’urbanistica socialista. È un piccolo gioiello di larghi viali e palazzi popolari, con il suo hotel Intourist, il palazzo del Soviet e la statua di Lenin. In realtà la statua del grande rivoluzionario non c’è più. Al suo posto, una statua di Tamerlano. Anche questa è fatta di brutta plastica dorata, ricorda i busti del Duce che si trovano in qualche autogrill della provincia più sperduta. Di qualità scadente, indegni anche per i più ferventi nostalgici.

Uscendo dalla città possiamo ammirare i diversi palazzi di edilizia popolare. Hanno una trama più asiatica di quelli visti in altre parti d’Europa, alcuni ghirigori floreali li differenziano da quelli del resto dell’Unione sovietica. Alle fermate dei bus convivono babushka vestite di lunghe tuniche colorate e ragazze in minigonna e occhiale da sole. Chi con il velo in testa e chi con le cuffie per la musica. Denti d’oro e gambe scoperte coesistono quotidianamente in questo ricambio generazionale.

Oggi dormiremo a Bukhara, una delle principali città della Via della seta e forse la mia preferita. La strada non è delle migliori, sebbene mi accorgo con facilità che tutto adesso sembra cambiato. Il manto stradale non è più messo male come un tempo, sembra proprio che anche gli uzbeki si siano messi in testa di dotarsi di strade degne di questo nome.

La strada scorre con a fianco un deserto, mi ricorda il famoso deserto cileno di Atacama. Sabbia, detriti e qualche cespuglio basso. Fa molto caldo e forte è l’odore di benzina. In macchina intendo, forse sta colando giù dalle taniche o forse è la bottiglia che usiamo come imbuto. La terra ha un colore che non è quello ocra tipico del deserto, sembrano sassi grigi adagiati uno sull’altro.



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