Passi falsi by Danilo Manera

Passi falsi by Danilo Manera

autore:Danilo Manera [Manera, Danilo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Le Giraffe
editore: Robin Edizioni - Robin Edizioni
pubblicato: 2021-07-13T14:44:19+00:00


L’eredità del geografo

Una piccola città anonima, di quelle che a nessuno verrebbe mai in mente di visitare, aveva dato i natali a un dotto geografo, il quale, seguace più di Humboldt che di Ritter, aveva compiuto, nel quarto decennio dell’Ottocento, alcuni viaggi in Europa e un’ardita esplorazione in Asia, lungo la via della seta. Dopo la sua morte, un nipote, desideroso di disfarsi di alcuni vecchi bauli e acquisire benemerenza presso le autorità dell’Italia unita, legò al municipio quant’era rimasto dei cimeli, libri e appunti che raccontavano l’attività dello studioso, mai troppo fortunato in quanto a riconoscimenti accademici o ufficiali. Il nipote fu solennemente ringraziato e insignito d’una decorazione. Dopo essere rimasta in uno scantinato del comune per molti lustri, la collezione venne ordinata agli inizi del Novecento da un erudito del posto e sistemata in una sala della palazzina costruita lungo un canale per ospitare le varie sezioni dell’istituendo civico museo (archeologia, pinacoteca, gipsoteca e, appunto, la sala dedicata al viaggiatore ottocentesco). L’erudito ben presto deperì per l’artrite e i dolori reumatici, non certo favoriti dal lavoro nell’umido ambiente destinatogli, e si disinteressò delle reliquie del geografo, che restarono sotto chiave per altri decenni, anche a causa delle guerre, le quali però fortunatamente risparmiarono la palazzina.

In tempi più recenti, diventato ormai repubblica il regno, l’amministrazione comunale chiese una sovvenzione statale per il museo, quindi fece dare una ripulita alle sale, imbiancandole con un antimuffa e fissando degli igrometri. Pochissime volte l’anno, i cimeli avevano per visitatori un ricercatore forestiero o una scolaresca annoiata o ancora qualcuno di quei turisti onnivori disposti a visionare ogni indicazione delle loro guide, anche quelle scritte in caratteri minimi e riferite a luoghi palesemente non turistici come la città in questione. Ma un giorno il custode trovò grossi calcinacci sul pavimento. Il sindaco chiuse il museo e nominò una commissione, che si riunì e ordinò perizie costosissime senza giungere a conclusioni utili. Spendendo la metà si sarebbe potuto riparare il tetto. Il sindaco chiese un contributo alla cassa di risparmio e appaltò i lavori a una ditta di amici che risultò essere di scarsa onestà. Anni dopo, infatti, il soffitto cedette all’improvviso, mentre si trovava nel museo un obiettore di coscienza che svolgeva il servizio civile, con l’incarico tra l’altro di battere a macchina le didascalie (scritte a mano molto tempo prima dall’erudito artritico e ormai sbiadite), aggiornandole almeno in quanto a stile. Per fortuna, il giovane, laureando in storia, per difendersi dal gran freddo si era appisolato, con un libro sulle ginocchia, accanto alla stufa, posta in un angolo protetto. Non riportò dunque ferite, pur rimanendo frastornato dallo spavento. I membri di varie associazioni culturali cittadine (che nella sala crollata non avevano mai messo piede) protestarono con veemenza per la vergognosa incuria e il sindaco, già oggetto di accuse per altre sue mancanze, colse l’occasione per dimettersi elegantemente e candidarsi alla provincia.

Il nuovo sindaco, dello stesso partito del precedente, grazie a un finanziamento della regione, superò addirittura le richieste delle associazioni protestatarie, concedendo



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