Pazza da uccidere by Jean-Patrick Manchette

Pazza da uccidere by Jean-Patrick Manchette

autore:Jean-Patrick Manchette [Manchette, Jean-Patrick]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 88-06-15696-9
pubblicato: 2004-12-31T16:00:00+00:00


Ventuno

Avevano lasciato la Rover al parcheggio di Orly-Ovest.

- Aspettatemi, - disse Thompson ai fratelli quando furono nell'atrio. - Aspettatemi, vado a vedere se ci sono messaggi per me.

Sparì un istante e ritornò, curvo, facendo a brandelli un foglietto. Coco e Nénesse si guardavano intorno con gusto, in particolare s'interessavano alle gambe delle hostess. Indossavano entrambi dei completi grigio ardesia a buon mercato su camicie a quadretti. Ciascuno aveva una piccola valigia contenente biancheria di ricambio e una pistola.

- La ragazza, - disse Thompson, - ha rischiato di farsi prendere due volte.

- Un messaggio del suo cliente?

L'inglese annuì. Aveva gli occhi tremendamente cerchiati e le commessure labiali bianche.

- La polizia l'ha mancata di poco nell'albergo dove ha passato la notte. Poi sembra che abbia fatto casino a una riunione evangelica, a cento chilometri di distanza, verso fine mattinata. Viene segnalata anche da altre parti, a Rouen, sulle Alpi, ma è impossibile.

- Succede sempre così con i bravi cittadini, sghignazzò Coco. - Vedono il male dappertutto.

- Il suo cliente, - disse Nénesse, - sa il fatto suo.

- Si tiene informato, - sospirò Thompson. Venite.

I tre raggiunsero a piedi l'estremità dell'aeroporto. Qualche aereo d'affari e da turismo stazionava vicino a un capannone provvisorio, grigio. Alcuni uomini in camiciotto giallo giocavano a bocce sull'erba. Thompson ne chiamò uno.

- Finite senza di me, ragazzi, - disse l'uomo agli altri giocatori.

- Dove vai?

- Lione.

Thompson attese di essersi sistemato nell'aereo, poi si rivolse al pilota.

- Non lo so se andiamo a Lione, - disse. - Vorrei avvicinarmi il più possibile a Boën, fra Roanne e Saint-Etienne.

Il pilota si grattò la testa. Era un tipo bruno con gli occhi neri, capelli a spazzola, aria vivace e in salute.

- C'è Villeneuve, di fianco a Feurs, - disse. È quello più vicino. Altrimenti, più a sud, c'è l'aeroporto di Saint-Etienne, che di fatto si trova a Andrézieux.

- Tutto questo non mi dice niente. Decolliamo intanto. Guarderò le carte.

Il pilota si sistemò le cuffie, infilò gli occhiali da sole a montatura di nylon, scambiò dei gesti cabalistici con un meccanico. I motori crepitarono. L'aereo ne aveva due. Era un apparecchio giallo e rosso, abbastanza carino, ma d'aspetto chiassoso, con alla fine delle ali delle barchette scarlatte che forse erano serbatoi di carburante. Un Cessna 421. Nella fusoliera c'erano sei posti per i passeggeri, poltrone confortevoli, provviste di braccioli e posacenere. L'erba si appiattì sotto il vento delle eliche. Il bimotore si avviò, fece manovra sulla pista. Il pilota chiacchierava alla radio. L'aereo si fermò in attesa del decollo, freni bloccati.

- A Orly, - confidò il pilota a Thompson, - è sempre un merdaio, colpa del traffico commerciale.

Sbraitò nel microfono. I freni furono lasciati. L'aereo corse sull'asfalto, a lungo, si bilanciò, si alzò. Thompson raggiunse i fratelli dietro. Aveva il colorito verdastro e gli occhi socchiusi.

- Non ero mai salito su un aereo, - disse Coco.

Thompson esaminava le carte, segnava alcune località con un portamina d'oro. Si assentò un momento, andò alla toilette e vomitò quasi distrattamente. Si abituava al suo stato.

Nel frattempo, i fratelli si estasiavano a vedere la terra dall'alto.



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