Per eresia del cardinale by Alessandro Falzani
autore:Alessandro Falzani [Alessandro Falzani]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2023-06-26T22:00:00+00:00
Capitolo 9
I fasci di luce bianca fendevano il muro oscuro denso di terrore, Tommaso e Kenneth si guardarono intorno, scorgendo solo due feritoie nella roccia, larghe abbastanza da far passare un uomo. Aliti di vento gelido provenivano da entrambe, i due esploratori avevano le mani intirizzite dal freddo e un leggero sussurro, prodotto dal vento, sembrava chiamarli e deriderli.
Kenneth aveva paura, era tornata quella di pochi giorni fa, in cui era incerto e insicuro sul da farsi, impacciato, esitante. In fin dei conti chi avrebbe saputo che fare in una simile situazione?
Scosse il capo, ragionò sul da farsi, era ovvio che quello era il primo ostacolo da superare.
«La cosa più ovvia sarebbe dividerci...», sentenziò Tommaso, incontrando subito lo sguardo atterrito di Kenneth,«ma credo che a nessuno di noi vada di provarci.»
«E me lo chiedi? Mi pare ovvio che dobbiamo cercare di restare uniti. Sapessi almeno dove andare.»
Fissarono i passaggi, senza avere la minima idea di che fare. Tentarono di illuminare nel buio oltre le gole ma non si vedeva nulla, poi, illuminando bene la roccia, Kenneth scorse un particolare importante.
«Guarda, sembra l'impronta di una mano.»
«Dici che dobbiamo andare di qui?»
«Non lo so, Tommaso. Dico solo che su questo lato c'è un'impronta e lì no. Pare sangue rappreso.»
Tommaso la fissò, poi rifletté a voce alta, « perché dovrebbe appoggiarsi così in basso per passare? Se metto la mano lì per me è scomodo entrare. Io avrei messo la mano in alto, per proteggermi la testa, o per abbassarmi meglio... ma non così in basso.»
Kenneth lo ascoltò, «cazzo... hai ragione. A questo particolare non avevo pensato. Dici che...»
«Sei stato tu a dirmi che dobbiamo aspettarci di tutto. Anche un tranello... e io credo proprio che lo sia. Un'impronta proprio lì, in bella vista , dove possiamo vederla bene. Non mi fido... io dico che dobbiamo andare di là .»
«Beh, Tommaso, sei tu l'agente e sebbene non trovi l'argomentazione molto intelligente... mi vedo costretto a seguirti. Non so perché ma credo tu abbia ragione, e la tua sicurezza improvvisa mi inspira fiducia. Male che vada torneremo indietro.»
Tommaso annuì, «allora per di qua.»
Puntò la torcia e la mano accompagnò la pistola, tenendo entrambi gli oggetti ben tesi dinanzi al suo viso. Si abbassarono sulle ginocchia, si misero spalle al muro e trattenendo il fiato entrarono, percorrendo alcuni metri quasi in apnea. L'odore di stantio riempiva le loro menti e le offuscava, impedendo loro di ragionare con lucidità .
Uscirono da quel passaggio angusto e una specie di ampio spazio si aprì dinanzi a loro. Potevano percepire l'eco delle loro voci, intuendo che nulla vi fosse dinanzi a loro.
Tommaso fece ruotare la torcia e il fascio di luce andò a colpire punti a caso di quella che pensavano fosse una specie di caverna, muovendosi in senso orario e lentamente, accompagnato dal fiato tremolante di Kenneth, continuò a ruotare sino a descrivere quasi un cerchio perfetto.
«Ma che cazzo!», il grido di Kenneth anticipò quello del tenente,quando la luce colpì quella che sembrava essere una losca figura incappucciata, immobile e in piedi accanto ad un altro passaggio.
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