Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo. #6 Il calice degli dei by Rick Riordan

Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo. #6 Il calice degli dei by Rick Riordan

autore:Rick Riordan [Riordan, Rick]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-07-28T12:00:00+00:00


DICIOTTO

ANNABETH CONQUISTA TUTTI CON UNA TISANA

Avrei voluto che Ilisso si decidesse.

Che mi tirasse fuori dall’acqua. Che mi trascinasse nell’acqua. Che mi annientasse con il sarcasmo. Aveva talmente tanti modi interessanti per uccidermi che non riusciva a scegliere.

Per intenderci, non è facile affogare uno come me. Ma quando un dio del fiume ti sbatacchia in fondo alla sua grotta e ti scarica porcherie nelle narici e in bocca, è come tentare di respirare in una tempesta di sabbia. Accecato e disorientato, sbattevo contro le rocce senza riuscire a concentrarmi.

E questo mi fece arrabbiare.

I poteri dei semidei possono essere strani. Quando avevo dieci o undici anni, le cose accadevano e basta, e io non capivo perché. Le fontane prendevano vita. I gabinetti esplodevano. Controllavo l’acqua d’istinto, solo quando ero impaurito o arrabbiato: un po’ tipo Hulk, ma con le condutture. Crescendo, ho imparato a dominare i miei poteri, più o meno. Adesso posso far esplodere a comando gli irrigatori a pioggia (ehi, ragazzi, sono disponibile per le vostre feste di compleanno. Chiamatemi).

Ma sebbene sia più bravo a controllarmi, ci sono ancora momenti in cui i poteri mi sfuggono. È un po’ come quando pensi: “Oh, sono troppo maturo per piangere come un bambino”, e poi vedi un film su un cucciolotto che si perde e cominci a frignare. O quando pensi che sei in grado di tenere a freno la tua irascibilità, poi prendi un brutto voto, fai una bizza di livello mondiale e il tuo skateboard finisce per spuntare dalla parete di camera tua, infilzando il tuo poster preferito di Jimi Hendrix. Sono esempi puramente ipotetici, ovvio.

Comunque, è ciò che accadde in fondo alla piscina di Ilisso. Mentre venivo sbatacchiato, ribaltato e sbattuto come un bucato in una centrifuga alla massima velocità, il mio autocontrollo si sgretolò. Ero di nuovo un ragazzino impaurito che urlava al mondo brutto e cattivo di lasciarlo in pace. La mia rabbia esplose.

E così fece il fiume. Con un gran fragore scoppiò in ogni direzione allontanandosi da me e facendomi ritrovare al punto zero della detonazione, rannicchiato tutto solo in una bolla d’aria, a ululare così forte che riuscivo a sentirmi perfino sopra il ruggito del torrente. Una parte di me si era spinta al di fuori… raggiungendo non solo l’esterno della piscina, ma la sorgente del fiume, il profondo degli Inferi o forse di Yonkers, e li aveva divelti alle radici. Milioni di tonnellate d’acqua ruggivano nella grotta, allagando la piscina, erodendo le scogliere, sollevandosi sopra gli argini, e probabilmente cogliendo alla sprovvista un intero branco di serpenti che facevano il bagno a valle.

Alla fine, l’acqua si schiantò di nuovo intorno a me, riprendendo il flusso normale.

Stordito e terrorizzato da quello che avevo fatto, tremavo. Non so quanto mi ci volle a riprendermi. Secondi? Minuti? Mentre il limo spariva, alzai gli occhi con un solo pensiero in testa: “Annabeth”. Se l’avessi accidentalmente spedita nell’Atlantico, non me lo sarei mai perdonato.

Schizzai in superficie.

Non avrei dovuto preoccuparmi. Sulla cengia in alto, seduta con le caviglie incrociate, Annabeth parlava tranquillamente con uno spaventatissimo Ilisso.



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