Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo. Il calice degli dei by Rick Riordan

Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo. Il calice degli dei by Rick Riordan

autore:Rick Riordan
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: Juvenile Fiction, Fantasy & Magic
ISBN: 9788835728658
editore: MONDADORI
pubblicato: 2023-09-25T23:00:00+00:00


DICIANNOVE

ASSAGGIO L’ARCOBALENO: È PIUTTOSTO CATTIVO

Adesso posso cancellare dalla lista di cose da fare prima di morire “saltellare in un campo mentre creo arcobaleni”.

Quando uscii dal fiume, qualche centinaio di metri più a valle, Grover stava suonando il suo brano da ultima spiaggia. Lontani echi di YMCA dei Village People risuonavano nella grotta, un chiaro segno che stava esaurendo il fiato e l’energia. Perché quando qualcuno suona YMCA è quasi sempre un grido d’aiuto.

Annabeth mi aveva dato istruzioni di saltellare per il prato tenendo in mano il caduceo di Iride. Era sicura che così si sarebbe creato uno splendido arcobaleno che avrebbe attirato l’attenzione dei serpenti con un elevato indice di gradimento, della serie: “Oooh, bello!”. Nel frattempo, lei sarebbe diventata invisibile, avrebbe trovato Grover e lo avrebbe tratto in salvo, gettando Frollini Serpentini quanto bastava per tenere lontani i rettili.

«E se non riesco a far funzionare il caduceo?» domandai.

«Io ho fede» rispose Annabeth.

Ero sicuro che stesse cercando di non ridere.

«E se non riesco a seminare i serpenti che mi inseguono?»

«Spegni l’arcobaleno» suggerì. «Una volta disattivato, dovresti cavartela. E, qualunque cosa tu faccia, non smettere di saltellare.»

Da bravo soldatino, feci come mi aveva detto. Non appena uscito dal fiume, mi infilai le scarpe – che erano finite in una vicina macchia di canne – e cominciai a saltellare nell’erba.

Andai avanti per una decina di passi. Poi mi resi conto che Annabeth doveva avermi trollato.

Sarei andato molto più veloce correndo e dubitavo che al caduceo sarebbe importato. Mi lanciai attraverso i campi. E, come volevasi dimostrare, dopo solo pochi passi il bastone cominciò a brillare.

Nastri di luce scintillante si srotolavano dalla piastra in bronzo celeste, illuminandosi sempre di più a mano a mano che correvo. Poco dopo mi ritrovai a trascinare un arcobaleno sottilissimo di quindici metri, facendo risplendere i campi di tutti i colori di una scatola di matite.

Ebbi un flashback di quando ero un bambino… cioè, un bambino per davvero, non come nel locale di Ebe. Mia madre mi aveva portato all’East Meadow a Central Park per far volare un aquilone per la prima volta nella mia vita. Mi tornò in mente che correvo nel prato, sorridendo beato mentre il mio grande polpo di nylon azzurro si sollevava nell’aria. Mi rattristai un po’ pensando a quanto tempo era passato, e a come l’aquilone era stato distrutto da un fulmine (nel bel mezzo di una giornata di sole) non appena si era messo a volare. Perfino all’epoca, prima di sapere che ero un semidio, Zeus mi teneva d’occhio. Perché è così che si fa quando sei il re degli dei: passi il tuo tempo prezioso a essere il più meschino possibile, divertendoti a friggere in cielo gli aquiloni dei tuoi figli e nipoti illegittimi.

In ogni caso, era bello avere una seconda possibilità. Con il caduceo sollevato in alto, accelerai e riempii la grotta con la mia parata arcobaleno in solitaria. Non ci volle molto prima che udissi dei fruscii e dei sibili nell’erba dietro di me: i serpenti – tanti serpenti



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