Perfidi giudei, fratelli maggiori by Elio Toaff

Perfidi giudei, fratelli maggiori by Elio Toaff

autore:Elio, Toaff [Toaff, Elio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Biblioteca storica
ISBN: 9788815338532
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2017-09-14T22:00:00+00:00


A queste parole il mio babbo aggiunse queste poche righe in ebraico:

Quanto è bello e quanto è gradevole stare insieme come fratelli. Come la rugiada del Hermon che scende dai monti di Sion, perché là il Signore ha mandato la sua benedizione. In quest’ora in cui avete la grande soddisfazione di ritrovarvi uniti in Jerushalaim, ricordatevi di noi che invochiamo da Dio che vi confermi la benedizione di Sion. Vi benedica il Signore da Sion.

Letta questa lettera, decisi di ritornarmene a casa appena terminato il Congresso, senza cedere alle insistenze dei miei fratelli, che mi volevano ancora con loro. Quando giunse finalmente il giorno di imbarcarmi, arrivai al porto di Haifa con tre grosse valigie: i miei fratelli mi avevano rifornito di vestiti per tutta la famiglia e biancheria personale e da casa. Il distacco dai fratelli e da quel paese fu dolorosissimo, ma bisognava tornare: la famiglia, la casa, la Comunità richiedevano la mia presenza, per cui il pensiero di ciò che mi aspettava a Venezia rese più facile la separazione da quegli altri affetti.

Sbarcai a Napoli e di là partii in treno per Livorno, dove arrivai che era notte. Andai direttamente a casa dei miei suoceri e potei così riabbracciare Lia e i bambini tutti mezzo addormentati. Ma finalmente ero a casa e l’indomani avremmo deciso quando ritornare a Venezia.

Il giorno successivo telefonai a Venezia e il presidente Fano mi disse che potevo tornare anche subito, che la mia casa era ormai abitabile. Non me lo feci ripetere due volte e il giorno stesso prendemmo il treno per Venezia. Non potrò mai dimenticare l’impressione che mi fece tornare in quella casa. Tutto era in ordine. I mobili con i cassetti pieni di biancheria, quelli rubati rimpiazzati con altri, letti fatti e tutto pulito. Sul tavolo del mio studio c’era una lettera «riservata-personale» della Comunità. La aprii: c’era un assegno generoso e queste parole: «La Comunità di Venezia al suo rabbino con gli auguri migliori. Vittorio Fano». Era il 3 settembre 1947. Non ho dimenticato quella data che significò moltissimo per me. Dopo neanche un anno che ero a Venezia la Comunità si comportava così con me e con la mia famiglia. Era una prova di stima e di affetto che non credevo possibile dopo così poco tempo di permanenza a Venezia. Decisi quindi di non deludere chi mi aveva dimostrato tanta considerazione.

A Venezia avevo trovato un collaboratore eccezionale nel rabbino Bruno Polacco. Veneziano di nascita, conosceva la Comunità in tutti i particolari e mi fu insostituibile guida per orientarmi e farmi capire la mentalità di quegli ebrei tanto simili fra loro per tanti versi, ma spesso molto distanti quasi un fossato fosse scavato fra loro. Bruno Polacco mi diceva che esistevano il su e il giù. Era come una specie di Linea Gotica che separava i quartieri alti, da Rialto in su, da quelli bassi, Ghetto e dintorni, da Rialto in giù. La convivenza pacifica si aveva solo nelle varie sinagoghe, le tre ancora funzionanti: la spagnola, la levantina e la canton.



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