Pietre d'Appennino by Alessandro Vanoli

Pietre d'Appennino by Alessandro Vanoli

autore:Alessandro Vanoli [Vanoli, Alessandro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2021-07-15T15:38:16+00:00


La via dei laghi

Continuiamo per il sentiero, talvolta sconfinando: un piede in Emilia e uno in Toscana. Zona di crinale d’altronde. Ma soprattutto zona d’acque. È un piccolo viaggio tra i laghi quello che ci aspetta. E il primo di questi specchi d’acqua è subito qui, oltre il viottolo sassoso: il lago di Pavana. Il più piccolo tra i bacini artificiali che incontreremo. Sì, artificiali, perché qui vedi acque, natura, piante e animali e devi pensare invece energia elettrica.

Questa è una storia di inizio Novecento. Quando tra le colline il ritmo del lavoro lo dava ancora il sole: al tramonto tutto si fermava; gli animali nelle stalle, gli uomini e le donne nelle case; e le uniche luci quelle delle candele e dei focolari accesi per la cena. Molti chilometri più a valle, a Bologna, la vita invece si stava trasformando e c’era chi cominciava a intravedere nel lavoro e nella notte un ritmo nuovo. Merito anche di una scoperta di qualche decennio prima: era il 1879 quando Edison aveva inventato la prima lampadina a incandescenza; ed erano passati solo tre anni da quando, sempre lui, aveva aperto a New York il primo sistema di fornitura elettrica pubblica. Ai primi del Novecento, tutto questo sbarcava anche in Italia. Una delle più grandi rivoluzioni ambientali dall’invenzione del fuoco: macchine industriali, comunicazioni e, soprattutto, per la prima volta la luce che tra le case, i viali e i vicoli si andava facendo sempre più viva. E la fame di energia cresceva rapidamente: per le città e per le ferrovie che cominciavano a collegarle.

E per Bologna e la sua linea ferroviaria, la soluzione furono, ancora una volta, gli Appennini e i loro fiumi. Si trattava di costruire una diga e produrre dunque un bacino con una discreta massa d’acqua posta a una quota sufficientemente alta, perché la sua caduta verso il basso potesse fornire l’energia cinetica da trasformare in energia elettrica. La scelta cadde sul torrente Brasimone; e così nel 1911 la prima diga era completata: alta trentacinque metri, costruita con pietra del luogo, grazie soprattutto agli scalpellini della vicina Montovolo; l’elettricità cominciò a correre tra boschi e pendii sino a Bologna.

Il secondo bacino fu quello di Santa Maria, realizzato nel 1917, alimentato anch’esso dal Brasimone, ma collocato più a valle del primo. Il terzo, nel 1925, fu il lago di Pavana, ottenuto sbarrando il torrente Limentra e progettato soprattutto per l’elettrificazione della linea ferroviaria Porrettana. Infine, nel 1932, il lago di Suviana, il più grande, con le sponde che bagnano due comuni diversi, Camugnano e Castel di Casio; e ben quattro paesini affacciati sulle sue sponde: Suviana, Badi, Bargi e Stagno. Una diga che doveva alimentare la nuova linea ferroviaria Bologna-Firenze, la ‘Direttissima’.

Inutile poi che ti dica che le cose sono parecchio cambiate da allora, e che certo il fabbisogno energetico continua ad essere importante, ma il senso di quei laghi, quassù verso il crinale, è diventato d’un tratto anche una questione turistica e ambientale. In fondo i territori che stiamo attraversando sono ormai da decenni noti come Parco Regionale dei Laghi Suviana e Brasimone.



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