Pojana e i suoi fratelli by Andrea Pennacchi

autore:Andrea Pennacchi [Pennacchi, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
editore: People
pubblicato: 2020-03-25T23:00:00+00:00

Molón il lupo

Ho fatto la leva quando nessuno la faceva praticamente più, negli anni Novanta, quando se facevi la naja era perché eri un guerrafondaio, un raccomandato o uno sfigato cronico. Potevi fare obiezione di coscienza, essere terzo figlio di genitori tonti, o figlio unico di onorevole, cugino di vigile urbano, potevi. Io, da mona, ho fatto la leva perché volevo, ma ho pensato: «Che non sia un anno buttato via a non fare un cazzo», così pensavo negli anni Novanta. Mi son ritrovato pilota di una blindo Centauro dei lancieri di Montebello. A vent’anni.

L’ho detto ai miei una domenica, in licenza, gli ho detto: «Papà, mamma, devo dirvi una cosa». Uscivo da un anno con Paola. Mia mamma fa subito la faccia da matrimonio, mio popà mi guarda strano, poi gli sparo la notizia: «Ci hanno chiesto se volevamo andare a proteggere la missione in Somalia. Gli ho detto di sì». Mia madre è diventata ’na statua di gesso. Mio papà mi guarda, digerisce la notizia, beve un sorso di rosso e poi: «Ma perché ti, no poe ’ndare un altro?».

«Papà, no poe miga ’ndare sempre st’altri. Ogni tanto te toca ti: va tutto lo squadrone, vado anch’io.»

Lo ammetto: me l’ero preparata.

Mia mamma: «Ma perché vai? Ma sarà pericoloso!».

«Ovvio, ma sono un soldato, mica un fornaro. E po’ c’è pericolo anche qua co’ tutte ’ste bombe che sciopa in giro pa l’Italia, a Mogadiscio almeno no sparano più.»

«Ecco, lo savevo: non ho più un figlio!» e corre via piangendo; mia mama è sempre stata melodrammatica, sarà per quello che poi son finito su un palco.

Mio papà sospira e se mete a vardare la TV, faceva sempre così quando non poteva risolvere subito ’na roba: «Varda, Craxi se ga rifugia’ a Hammamet, somarevaca ladro de merda». Per lui la questione era chiusa, avanti col problema Mani Pulite. Volevo dirgli che lui aveva votato socialista per almeno sei anni, ma no volevo litigare ancora. Mio papà non ne voleva gnanche sapere, della Somalia: così era, mio papà, alla Somalia non ci arrivava neanche sul TG: «Gh’i no vùo ’na passùa, bocia, prima el circo dea guerra del Golfo, dopo ’e navi incocona’ de Albanesi, dopo l’horror dea Jugoslavia, co’ ’riva ea Somalia coi morti in strada, città distrutta e ai negreti coa pansa gonfia che te varda imploranti. No ghea vanto pò, gh’i no vuo ’na passùa de bianchi morti drio casa, figurate de negri distante. In cueo al mondo…».

Io, invece, ero al bivio: o i sassi dal cavalcavia, o spacciare, o la naja, mejio se distante, in cueo al mondo. Va ben, era un trivio, o come casso se dixe…

«Perché non sei rimasto a goderti la vita, come tutti, l’energia dei favolosi anni Novanta?»

Eh, perché? E po’, noi negli anni Novanta non sapevamo di vivere nei favolosi ani Novanta, nella belle époque. A me me parevano anni di merda: di crisi, della prima manovra “lacrime e sangue” che ha ciucciato i soldi direttamente dal conto corrente dei miei vecchi. Vado

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