Polvere Alla Polvere by Hamilton Laurell Kaye

Polvere Alla Polvere by Hamilton Laurell Kaye

autore:Hamilton, Laurell Kaye [Hamilton, Laurell Kaye]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Ro
ISBN: 9788850213283
editore: Nord
pubblicato: 2005-04-14T22:00:00+00:00


CAPITOLO 21

Mi accorsi che qualcuno stava bussando alla porta e aprii gli occhi nella luce morbida che filtrava nella stanza. Le tende del soggiorno non erano spesse come quelle della camera da letto. Ecco perché io ero lì mentre Jean-Claude era in camera.

Infilandomi i jeans che avevo lasciato cadere sul pavimento, gridai: «Arrivo!»

Smisero di bussare per cominciare a prendere a calci la porta. I federali?

Non so perché, ma non credevo che sarebbero stati tanto rudi, perciò impugnai la Browning. «Chi è?» domandai.

«Dorcas Bouvier.» Ricominciò a tirare calci. «Apra questa dannata porta!»

Sbirciai dallo spioncino. Se non era Dorcas Bouvier, allora era la sua gemella cattiva. Non sembrava armata, quindi probabilmente non correvo rischi. Infilai la Browning nei jeans, sotto la t-shirt, che la nascose abbondantemente perché mi stava grande e mi arrivava fino a mezza coscia.

Aprii la porta e mi feci da parte. Dorcas la spalancò con una spinta, facendola oscillare. Io la richiusi a chiave e mi ci appoggiai, restando a guardare la fata.

Dorcas ispezionò l'ambiente come una specie di felino esotico, coi capelli castani lunghi fino alla cintura che oscillavano come una tenda. Alla fine si girò a guardarmi con gli occhi verdemare, identici a quelli del fratello, pieni di furore. Le pupille si erano ristrette a un puntino, come sprofondando nelle iridi, facendola sembrare quasi cieca.

«Dov'è?»

«Dov'è chi?» replicai.

Mi lanciò un'occhiataccia e si recò alla porta della camera da letto. Sapevo di non poterla precedere e non avevo nessuna voglia di spararle.

Quando la raggiunsi aveva varcato la soglia di due passi e stava come paralizzata a fissare il letto. Era davvero uno spettacolo.

Jean-Claude era supino, con le lenzuola scure che lo coprivano fino a metà del petto, una spalla e un braccio pallidissimi e scoperti, i capelli che si confondevano col cuscino nella semioscurità, il viso candido e quasi etereo.

Jason stava bocconi, interamente scoperto tranne una gamba e i glutei, nascosti a malapena. Se indossava qualche indumento, non riuscivo a vederlo. Si alzò sui gomiti e si girò verso di noi, coi capelli biondi che cadevano sul viso, battendo le palpebre come se si fosse appena svegliato da un sonno profondo. Sorrise alla vista di Dorcas Bouvier.

«Non è Magnus», disse lei.

«No, non è lui», confermai. «Perché non ne parliamo fuori?»

«Non fate caso a me», intervenne Jason, girandosi su un fianco e scoprendosi quasi completamente.

Dorcas Bouvier girò sui tacchi e uscì dalla camera. Richiusi la porta soffocando la risata di Jason.

Notai con piacere che Dorcas sembrava scossa, persino imbarazzata. Ero imbarazzata anch'io e non sapevo che fare. Cercare di uscire da una situazione del genere con una spiegazione è inutile perché la gente è sempre incline a pensare il peggio, così non ci provai neanche. Rimasi là, immobile, a guardarla, mentre lei evitava il mio sguardo.

Dopo un bel silenzio pieno di disagio, che mi fece arrossire, parlò: «Non so cosa dire. Credevo che mio fratello fosse qui. Io...» Finalmente mi guardò. Il suo sguardo rivelava che stava già riacquistando la compostezza e la determinazione. Non era lì soltanto per cacciare suo fratello dal mio letto.



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