Primavera ambientale by Ferdinando Cotugno

Primavera ambientale by Ferdinando Cotugno

autore:Ferdinando Cotugno [Cotugno, Ferdinando]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il Margine
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


V.

Politica

«Dottor Banner, questo potrebbe essere proprio un buon momento per arrabbiarsi».

«Il mio segreto, capitano, è che io sono sempre arrabbiato».

È un po’ difficile spiegare il contesto di questa scena, ma la cosa importante da sapere è che Mark Ruffalo non finisce nemmeno di dire questa frase che si sta già trasformando da Bruce Banner a Hulk. Rabbia curiosamente verde, che però non somiglia affatto al greenwashing al quale siamo abituati. È rabbia efficace, politicamente ben calibrata, un atto trasformativo: Hulk risponde alla chiamata di Capitan America e fa quello che deve fare un supereroe, cioè salvare il mondo con il suo specifico superpotere. Non ricordo bene salvare da chi, perché in realtà non ricordo nient’altro di questo film sugli Avengers, ma le parole di Hulk mi fanno pensare a quello che so, all’ecologia politica al tempo della possibile fine della civiltà umana o della sua trasformazione. Ho parlato spesso con persone che, come Bruce Banner, sono sempre arrabbiate: ce l’hanno lì, amplificata dall’inerzia e dal doomscrolling, lo scorrere perpetuo del rullo delle cattive notizie, che nell’estate 2022 in Italia è uscito dagli schermi e dalle infografiche per mostrarci fiumi che muoiono, razionamenti di acqua, agricoltura in crisi, temperature insostenibili, ghiacciai che collassano. Ho anche io questo rumore bianco di rabbia, sempre pronto a rispondere a una chiamata fatta al momento giusto, nel posto giusto, nel modo giusto. «Ferdinando, ora potrebbe essere un buon momento per arrabbiarsi». «Amore e rabbia», così gli attivisti di Extinction Rebellion firmano le loro e-mail.

Non è una caratteristica esclusiva dell’ambientalismo, ovviamente. La storia politica dell’ultimo decennio è anzi quella di una rabbia corteggiata, evocata, strumentalizzata, trasformata in consenso, voti e potere. Solo che è sempre successo dalla parte sbagliata, con la rabbia sbagliata, basata sulle paure allucinate nei confronti dell’altro, migranti, poveri, donne, persone transessuali. La rabbia ambientalista è «science based», fattuale, utile e fondata, eppure è l’unica che non ha mai trovato interlocutori, qualcuno che la dissodasse; è rimasta per lo più inespressa, una faccenda interiore, così come le altre eco-emozioni al cospetto della crisi climatica, qualcosa di cui la politica ritiene di non doversi occupare.

Queste eco-emozioni non sono sperimentate solo da chi partecipa attivamente alle sorti del pianeta e dell’umanità che lo abita. I momenti duri della crisi climatica diffondono questi grovigli di sensazioni anche a chi non legge abitualmente le sintesi dei rapporti IPCC; sono un patrimonio più esteso rispetto alla demografia ambientalista. Perché la realtà esiste, a un certo punto arriva e, quando arriva, ti arriva in faccia. Le emozioni che provoca sono già in circolo, pronte a essere evocate, politicizzate. È quello che mi ha spiegato l’urbanista Giovanni Allegretti, raccontando un’esperienza di assemblee cittadine in Francia e Portogallo: c’è una domanda dormiente di radicalità nella nostra società. La Convention citoyenne pour le climat — nata come antidoto retorico al disastro dei gilet gialli in Francia — ha combattuto con il parlamento per difendere le sue proposte e ha ottenuto una legge contro il consumo di suolo tra le più avanzate al mondo, che impone di ripensare tutta la pianificazione urbana francese.



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