Profumo by Luigi Capuana

Profumo by Luigi Capuana

autore:Luigi Capuana [Capuana, Luigi]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


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XI

La stessa notte del tristo avvenimento il dottore aveva detto:

“La signora non può dormir qui accanto alla camera del cadavere.”

E lo sgombero era stato fatto subito, un po' scompigliatamente dal Padreterno e dai commessi,

trasportando soltanto il letto e qualche seggiola in una cella di faccia. Il resto dei mobili vi era stato

portato la mattina dopo, senza che nè Patrizio nè Eugenia si opponessero. Nei giorni appresso, due

altre celle erano state messe in comunicazione con quella camera, e così l'appartamento di abitazio-

ne si era trovato diviso dall'ufficio.

Eugenia, che durante la prima settimana non era rimasta mai sola, aveva potuto accorgersi appe-

na del cambiamento. Giulia, Angelica, Benedetta arrivavano di buon'ora e andavano via a sera a-

vanzata. Si divertivano a veder lavorare la sarta che cuciva nel salottino il vestito di lutto di Euge-

nia; e lavoravano un po' anche loro assieme con lei e davano consigli a ogni prova dell'abito, infa-

stidendo la sarta.

Poi, quando quel tramenio cessò e le figlie del sindaco diradarono le loro visite, parve a Eugenia

che un gran vuoto si fosse, tutt'a un tratto, frapposto tra suo marito e lei, e che il silenzio del vasto

edificio dei carmelitani fosse diventato più intenso.

Patrizio era tuttavia trasognato.

Aveva voluto che la camera della morta rimanesse tal quale, col lettino rifatto e la vecchia pol-

trona presso la finestra, quasi la sua mamma dovesse venire a riprendere, da un momento all'altro, la

vita ordinaria.

Dalla stoffa della poltrona s'elevava l'odore di colei che vi si era seduta per anni, piangendo la-

crime di vedova, covando rancori di suocera. Quell'arnese stinto, con la spalliera e i bracciuoli rapa-

ti per l'uso, aveva viaggiato con loro di qua e di là a ogni mutazione di residenza, mobile prediletto

della povera donna. Pareva ch'ella non si potesse adattare a una poltrona diversa da questa, diventa-

ta, dopo sì lungo tempo, muta confidente di tutti i di lei dolori, fida posseditrice di tutti i segreti

mormorati nella solitudine della sua camera parlando a se stessa. Ogni volta che Patrizio aveva ac-

cennato di comprarle una poltrona nuova o almeno di farle ricoprire quella con altra stoffa, aveva

ricevuto sempre la stessa risposta:

“No, no! È un ricordo!”

"Ora è un ricordo anche per me!" egli pensava col cuore straziato, guardandola tristamente tutte

le mattine prima d'entrare nell'ufficio, quando si affacciava nella vuota stanza, ahimè, non più per

dare il buon giorno alla sua cara mamma, ma per recitarle un requie dalla soglia di quella specie di

santuario dove ogni oggetto gli parlava di lei!

Soltanto ora egli comprendeva perfettamente qual largo posto avesse occupato nel suo cuore e

nella sua vita colei che non era più! Quella morte così inaspettata gli diveniva di giorno in giorno

maggiormente dolorosa per le circostanze con cui era avvenuta.

"Senza potermi dire una sola parola!"

Non sapeva darsene pace. Non se ne sarebbe consolato più mai!

Il suo pensiero stava fissato costantemente là, qualunque cosa egli facesse. Mentre gli occhi scor-

revano le lunghe filze di numeri dei registri, le pagine di un atto notarile o di un reclamo, accadeva

dentro di lui un fenomeno di raddoppiamento della sua persona: una badava ad addizionare, a



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