Quando tutto sarà finito by Audrey Magee

Quando tutto sarà finito by Audrey Magee

autore:Audrey Magee [Magee, Audrey]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: War, Romance
ISBN: 9788833973753
Google: l-CTBQAAQBAJ
Goodreads: 24562157
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2013-12-31T23:00:00+00:00


27.

Lesse e rilesse la lettera durante la colazione, ogni volta faticando a contenere il disappunto. «Non viene».

«Certo che no» disse la madre.

«Gli hanno rifiutato la licenza».

«Così dice».

«È molto arrabbiato. E si scusa».

«Fanno sempre così. Almeno all’inizio».

Il signor Spinell spalmò il burro sul pane.

«Non preoccuparti, Katharina» disse. «Tuo marito tornerà a casa molto presto».

«A differenza di tuo fratello» gli fece eco la signora Spinell.

Il marito si sbrigò a masticare. «Ci vediamo stasera».

«Di nuovo a fare comunella con gli amichetti, eh?»

Il signor Spinell uscì sbattendo la porta. Katharina si alzò per sparecchiare.

«Lascia» disse la madre. «Ci penso io».

«Sei sicura?»

«Oggi mi sento meglio, ce la faccio».

«Bene, mamma. Io preparo il bambino».

Johannes era sveglio nella culla accanto al letto, sul volto il primo accenno di sorriso. Katharina lo tirò su, strusciando le labbra contro la morbidezza lanuginosa della sua testolina. Si sedette sulla poltrona che aveva trasferito dalla camera del fratello e se lo sistemò sulle ginocchia, canticchiando e sorridendo davanti al piccolo mento squadrato, al ricciolo che gli ricadeva sulla fronte. Johannes fece uno sbadiglio, poi si mise a piangere, tirando su col naso. Katharina si aprì la camicia da notte e lo avvicinò al seno, irrigidendo la schiena in attesa della fitta. Sbatté i piedi sul pavimento e cantò finché il dolore della poppata non fu passato, finché il nervosismo che le correva lungo la spina dorsale non fu sopito dal ritmo delle labbra di Johannes.

«Ho ricevuto una lettera del tuo papà, tesoro. Dovrai aspettare ancora un po’ prima di conoscerlo».

Tornò in sala, il bambino sulla spalla, i piatti ancora in tavola, la madre immobile, lo sguardo fisso nel vuoto.

«Te l’avevo detto che dovevi sposare il figlio del medico. A quello piacevano le comodità di casa, era chiaro».

«Smettila, mamma».

«Sarebbe stato qui, adesso. Insieme a te e a tuo figlio, non a fare comunella con gli amichetti».

«C’è una guerra, mamma».

«Finirai come me, Katharina. Ti sei scelta un marito inetto, tale e quale tuo padre».

Katharina iniziò a camminare avanti e indietro, massaggiando la schiena del bambino con piccoli gesti circolari per allentare la tensione nelle gambe rattrappite.

«Le teneva così anche Johannes» disse la signora Spinell. «Gli somiglia tanto».

«Non gli somiglia affatto. Johannes era cicciottello».

«Però ha i suoi stessi occhi».

«Sono gli occhi di Peter. Mamma, non ricominciare».

Il piccolo fece il ruttino e le gambe si rilassarono. Katharina se lo lasciò scivolare dalla spalla e lo cullò nella piega del braccio sinistro.

«Lo tieni in braccio tu intanto che do una rassettata?»

«No».

Lo depose allora su una copertina, con un asciugamano sotto il sedere, e gli cambiò il pannolino. Raccolse i piatti e riempì il lavello di acqua bollente e schiumosa, usando di proposito più detersivo di quanto la madre avrebbe permesso, e cominciò a sfregare furiosamente le macchie delle stoviglie, le parole della madre, la lettera del marito, sempre più forte, certa che nulla sarebbe mai tornato pulito, mai com’era prima. Come avrebbe dovuto essere.

«Mannaggia a te, Peter Faber. Mannaggia a te».

Asciugò e mise a posto i piatti, lavò il bambino, lo vestì e scese nell’androne dove lasciava la carrozzina che le era stata regalata dal dottor Weinart.



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