Quel battito proibito del mio cuore by Priscilla Pepe

Quel battito proibito del mio cuore by Priscilla Pepe

autore:Priscilla Pepe [Pepe, Priscilla]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2020-05-14T22:00:00+00:00


Capitolo III

Quando hai detto che devi passare da Roma?, mi scrive Ketty, cogliendomi in una riunione al vertice dell’Area Marketing.

Me ne frego del gesto poco cortese con i miei interlocutori e le rispondo al volo.

La prossima settimana, arrivo giovedì e mi trattengo per il weekend.

Tieniti un’oretta libera che ci vediamo, risponde.

Quella frase mi taglia il fiato, faccio cenno a un mio collaboratore di prendere la parola e illustrare lui le prossime slide.

Ok, digito veloce e ripongo il cellulare nella tasca interna della giacca, prima che i grandi capi si straniscano definitivamente con me.

Mentre annuisco per incoraggiare il mio uomo che espone grafici e percentuali, non posso fare a meno di riflettere su come è stato facile per lei proporre qualcosa che io mi tengo nel gargarozzo da settimane. O almeno, a me sembra che l’abbia fatto facilmente, magari l’ha rimuginato per giorni. Fatto sta che lei si è fatta avanti, io no. Ha avuto più coraggio, più spontaneità, più faccia tosta, più noncuranza? Non lo so, ma qualcosa più di me l’ha avuta.

Mentre reprimo gli sbadigli che la voce monotona del mio pupillo e le slide viste e riviste mi sollecitano, non ci penso neppure che incontrarla possa essere una cattiva idea. Mi sono schermato abbastanza dal resto del mondo, da ogni rischio, in questi tre anni, e cosa ne ho ricavato? Un bilocale nella banlieue e pasti freddi e solitari ogni sera.

Vedere Ketty non può essere così pericoloso: mi piace sempre, ma so come controllarmi dal fare qualche cazzata avventata, e comunque se siamo in due a volerla fare, chi se ne frega, no? Siamo single e fin troppo maturi, abbastanza feriti per non esporci a ulteriori mazzate emotive, ma una risata, una birra e, se capita, un po’ di sesso consensuale che male ci possono fare?

Sussulto a una domanda che il grande capo mi rivolge direttamente. Per fortuna ho registrato nella memoria a breve termine almeno le sue ultime dieci parole, e riesco a rispondere in modo chiaro e sensato.

Se non mi conoscessi, direi che sono proprio stufo di questo lavoro.

Anche di questa città, o almeno del modo in cui la vivo.

Forse è il momento di ricontattare l’head hunter che mi ha procurato questo posto, anni fa, e chiederle se ha qualcosa di più stimolante altrove.

Parigi ha ormai svolto il suo ruolo nella mia vita, è ora di passare oltre. Ho trascorso gli ultimi tre anni a massacrarmi tra l’azienda e il nulla, a isolarmi dal mondo come se questo potesse tener lontani i demoni che mi perseguitavano. Sono guarito, forse, dalla peggiore delusione della mia vita, almeno spero. Se non guarito, diciamo passabilmente cicatrizzato.

Dopo poche ore trascorse in Italia, al sole, all’aperto, con una ragazza vicino, mi rendo conto che non voglio più privarmi di tutte queste cose. Tra pochi anni ne avrò trentacinque, il tempo va avanti, che io decida di trascorrerlo bene o male. Cosa preferisco fare?

Il pensiero di rivedere la mia ex moglie, sia pure per i minuti necessari alla ratifica della chiusura tombale della nostra storia, mi disturba, ma non perché provo ancora qualcosa per lei.



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