Quo vadis by Henryk Sienkiewicz
autore:Henryk Sienkiewicz [Sienkiewicz, Henryk]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Straniera Contemporanea
pubblicato: 2017-01-15T16:00:00+00:00
CAPITOLO XXXIV
Vinicio, passeggiando con Licia nel giardino, le narrò brevemente, con parole che uscivano dal fondo del suo cuore, quello che un po' prima egli aveva confessato agli Apostoli, vale a dire le inquietudini della sua anima, i mutamenti avvenuti in lui e l'immensa tristezza che lo aveva preso dal momento che aveva lasciato l'abitazione di Miriam. Disse a Licia che aveva fatto di tutto per dimenticarla, ma che non gli era stato possibile. Giorno e notte non pensava che a lei. La piccola croce di legno gialliccio che gli aveva lasciato gli parlava di lei, la croce ch'egli aveva posto nel larario e che involontariamente venerava come cosa divina. E di minuto in minuto diveniva sempre più triste, perchè l'amore era più forte di lui e perchè gli era penetrato nell'anima fino da quando egli era in casa di Aulo. Le parche intessevano per gli altri il filo della vita; e per lui amore, tristezza, cordoglio. Quello che aveva fatto era male, ma aveva la sua origine nell'amore. Egli l'aveva amata in casa di Aulo, al Palatino, quando la vide all'Ostriano che ascoltava le parole di Pietro, quando andò a rapirla con Crotone, quando gli faceva da infermiera al suo letto e quando ella lo aveva abbandonato. Chilone era andato a dirgli che aveva scoperto la sua abitazione e a consigliarlo a rapirla una seconda volta; preferì punirlo e correre dagli Apostoli a domandare la verità e Licia. Benedetto il momento in cui gli venne quel pensiero, perchè ora egli era al suo fianco e lei non lo fuggiva come era fuggita l'ultima volta dalla casa di Miriam.
– Non sono fuggita da te, disse Licia.
– Allora perchè te ne sei andata?
Alzò gli occhî pieni dei colori dell'iride e chinato il suo volto che arrossiva, disse:
– Tu sai...
Il rigurgito di felicità tenne Vinicio muto per un istante; indi ricominciò a dirle, aprendo adagio adagio gli occhî, ch'ella era assolutamente differente da tutte le altre donne romane e che non rassomigliava che a Pomponia. Non sapeva spiegarle tutto questo, perchè non sapeva definire ciò che sentiva.
Quella bellezza nuova che veniva al mondo in lei, bellezza che non era semplicemente una statua, ma uno spirito, gli diceva qualche cosa che lo riempiva di gioia, che l'amava appunto perch'ella era fuggita da lui e che ora ella sarebbe sacra al suo focolare. Le prese la mano e non potè più continuare; la contemplava solo con rapimento, come se avesse contemplato la felicità della sua vita che si era guadagnato, e ripeteva il suo nome, come se avesse voluto convincersi che l'aveva trovata e che le era vicino.
– Oh, Licia, Licia!
Finalmente le domandò che cosa era avvenuto in lei, ed ella confessò che lo amava da quando egli fu alla casa di Aulo e che se egli ve l'avesse ricondotta dal Palatino avrebbe detto agli Aulo del suo amore e avrebbe cercato di mitigare il loro sdegno contro di lui.
– Ti giuro, disse Vinicio, che non mi è neanche venuto in mente di toglierti dagli Aulo.
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