Resistere al fascismo by Gobetti Piero

Resistere al fascismo by Gobetti Piero

autore:Gobetti Piero [Gobetti, Piero]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti Classici
pubblicato: 2023-04-07T00:00:00+00:00


Il socialista persecutore di socialisti

Eretico e oppositore nel partito socialista, poi tra gli unitari una specie di guardiano della rettitudine politica e della resistenza dei caratteri: sempre alle funzioni più ingrate e alle battaglie più compromesse. Combatté tutta la vita il confusionismo dei blocchi, la massoneria, l’affarismo dei partiti popolari. Era implacabile critico dei dirigenti e si ricorda che giovanissimo in una riunione socialista, un nume del socialismo locale, aveva dovuto interromperlo:

«Tasi ti che te ga le braghe curte!».

In Polesine l’uomo di tutte le transazioni e di tutte le confusioni era Nicola Badaloni, che passava per il Prampolini della provincia, un vero santone del partito che rappresentò il collegio di Badia ininterrottamente dall’82 al 1919. Era venuto dalle Marche, medico condotto, poi libero docente. Nella lotta contro la pellagra questo medico diligente e affaccendato fu scambiato per un apostolo. Chi non conosce il tipo del medico socialista umanitario che con l’assistenza e i consulti gratuiti ai lavoratori si guadagna un collegio? Eppure non era detto che i massimalisti di Rovigo non si adattassero a ripresentare anche nel 1919 questo vecchio tipo di massone intrigante, neppure iscritto al partito socialista: lo dovette liquidare Matteotti minacciando di contrapporgli la candidatura di Turati! Nicola Badaloni, eroe di purezza, che volevano proclamare degno di Prampolini, sostenne poi nel ’21 le candidature filofasciste e ne ebbe in premio da Giolitti il laticlavio. In questi esempi Matteotti imparava il suo ruolo di persecutore di socialisti!

Per la sua energia eccessiva, invadente, per il suo spirito critico lo accettavano senza troppo entusiasmo; il suo disprezzo per il quieto vivere e per le abitudini di sopportazione gli alienava i tanti furbi che se ne sentivano umiliati: lo accusavano di ambizione, non lo capivano. Invece nel momento dell’azione aveva il consenso di tutti, e riusciva a far sacrificare anche i più vili mostrando come sapeva sacrificare sé stesso. Anche di questa apparente arroganza e severità la spiegazione è nella sua ascetica solitudine. La sua difficoltà di conoscere le persone e di essere conosciuto per quel che valeva rientrano in un austero culto del silenzio, in una ferrea sicurezza di sé. In lui era fondamentale la difficoltà di comunicare, il disagio di esprimersi proprio di tutte le anime fortemente religiose; che si traduceva in una indifferenza per le opinioni correnti, audace sino ad assalire le fame più inconcusse. In realtà l’audacia della sua critica dissolvente era piuttosto indifferenza e impassibilità verso le contingenze.

Nel 1916 al Congresso dei Comuni socialisti che lo rivelò a tutto il socialismo italiano, stupì per la sua completa mancanza del senso dell’opportunità così indispensabile per i mediocri e per le furbizie piccolo-borghesi! Matteotti ebbe la bella idea di smontare tutta la relazione Caldara, come dire i titoli di un professore universitario di Comuni socialisti, e di imporsi con tanta evidenza che il socialista milanese venuto per trovare i lauri dell’unanimità dovette salvarsi con un ordine del giorno di conciliazione. Infatti Caldara aveva fondata tutta la sua costruzione, in materia di rapporti finanziari tra Stato e Comuni, sull’esperienza



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