Ritorno al sud by Marcello Veneziani

Ritorno al sud by Marcello Veneziani

autore:Marcello Veneziani [Veneziani, Marcello]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


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Sicilia, l’isolitudine del Sud

Per il bene d’ambedue, allontanate la Sicilia dal continente, piuttosto che tentare unioni artificiose come periodicamente si annuncia, per poi abortire. Allargare lo stretto di Messina sarebbe un’opera grandiosa come quella opposta e sciagurata di costruire il ponte; l’impresa di divaricare darebbe ugualmente lavoro a tanta gente, ricchi appalti e grossi investimenti, sarebbe una meravigliosa attrazione ma esalterebbe la regale isolitudine della Sicilia. La maledizione incombe su chi pretende di modificare geneticamente un’isola riducendola a penisola, o isola in pena.

La Sicilia è un mondo a sé, per natura e cultura, indole e storia, Dio la preservi nella sua dorata negligenza e nella sua divina differenza. È nubile, non coniugatela. Non sposate Scilla con Cariddi. Solo nella Sicilia pirandelliana il Caos diventa spettacolo d’intelligenza. Sì, è assurdo sentirsi dire che la via più breve per andare da Reggio Calabria a Palermo è fare scalo a Roma, ma i luoghi più impervi sono i più preziosi. Non è solo poesia o filosofia, è anche turismo e affari. Non si può regalare Ibla e Ortigia, Erice e la Valle dei Templi, Segesta e Selinunte, il normanno farcito di greco, sciroccato d’arabo e glassato di barocco, alla banale nordità del continente. La Sicilia è unica e non può essere ultima; è un Capo, non una Coda. Rispettate la sua anomalia, è una spremuta d’Africa e d’Europa, di Grecia, Spagna e Medio Oriente e deve restar così, isolata regina nel cuore del Mediterraneo di cui è la sintesi, vivente e morente.

«La mafia non esiste, la mafia sta a Rrròma» rispose un tassista a Palermo quando gli domandammo della mafia col candore imbecille di chi sbarcava per la prima volta in Sicilia. Erano i primi anni Settanta, e la mafia non aveva assunto i tratti spettacolari che la cronaca e la politica, il cinema e la tv le hanno poi dato; poteva permettersi l’omertà a priori e la riduzione della realtà a diceria. Poi venne la mattanza e «il frantoio di sangue» si fece vistoso. La mafia prospera col potere e si piazza al crocevia tra ricchezza e povertà, speculando su ambedue. Viene da lontano, ma storicamente è tornata in auge nella Repubblica italiana grazie al compromesso storico tra Alleati, futuri governanti e Cosa Nostra, all’indomani della caduta del fascismo. Rispetto al passato, la mafia ha perduto la faccia, in tutti i sensi; l’alone d’invincibilità ma anche l’aura di rispettabilità sociale che la rendeva onorata società. Il tipo di crimini compiuti, l’assenza di un’etica criminale e perfino di un’estetica, il pentitismo, l’hanno indebolita, a differenza della ’ndrangheta, più tosta e introversa, arcaica e impenetrabile.

Continua a mantenere un certo ordine sociale, un sistema di relazioni, protezioni e immunità sociali. Ma qual è la matrice psicologica della mafia? Matrice è la parola giusta. È la vocazione meridionale e mediterranea a infrangere il codice paterno e a riconoscersi nel principio materno del clan, il legame di sangue. Non a caso la mafia è mamma e i suoi affiliati sono i suoi picciotti. Il culto di Bedda Matri.



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