Sempre Weird Tales by Vari (Gianni Pilo)

Sempre Weird Tales by Vari (Gianni Pilo)

autore:Vari (Gianni Pilo) [Vari (Gianni Pilo)]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: horror, racconti, copertina
pubblicato: 1984-12-31T23:00:00+00:00


Quando Sylvanette cominciò a comprendere la realtà dello spaventoso mutamento nel suo corpo, fu così sopraffatta dall'orrore che per tutta la notte non ebbe la forza di alzarsi dall'erba su cui era caduta, presso il ruscello. Ma alfine l'istinto di sopravvivenza, o forse l'angoscioso desiderio di trovare la morte altrove, fu la molla che la indusse a muoversi da lì. Il mattino la trovò che vagava nella campagna, ancora sbigottita dalle spoglie fisiche da lupa che indossava, affamata e desiderosa di cibo.

C'era un gregge che pascolava sull'erba di un pendio, e il pastore fuggì urlando nel vederla scivolare verso di lui fra i cespugli. Ma appena Sylvanette si accorse che i propri istinti l'avevano spinta ad afferrare un tenero agnellino fra le zanne, ebbe terrore di sé stessa e le mancò il coraggio di ucciderlo. Lo lasciò andare e corse via. Cosa stava accadendo alla sua mente? Per qualche minuto s'era lasciata dominare dalla ferocia, assetata di sangue come se ci fosse un demonio a possederla e guidarla. Un demonio, pensò con orrore, ecco cos'era diventata. E tuttavia si sentiva forte e viva come mai il suo vecchio corpo umano le aveva concesso di essere.

Confusa da un caos di sensazioni nuove, ma più affamata che mai, percorse i boschi verso nord finché la vista di un casolare la indusse a deviare da quella parte. Voleva aggredire, uccidere, e si lasciò portare avanti da quell'istinto ferino, però riuscì a tener sotto controllo sé stessa e ne fu fiera, conscia che il corpo di lupa non dominava del tutto la sua personalità umana. Agì dunque con scaltrezza umana, e si mosse sottovento per evitare di mettere in allarme gli animali da cortile. Un odore allettante la guidò dritta a una baracca, nella quale vide della carne secca appesa a un gancio. Fuggì via con il cibo fra i denti, inseguita dalle rabbiose maledizioni di un contadino, che l'aveva scoperta troppo tardi e, quando ebbe mangiato, si sentì meglio. Ora sapeva che ce l'avrebbe fatta a sopravvivere, anche se questo era molto consolante: troppe erano le cose che aveva perduto, e le aveva perdute per sempre.

A sera, la stanchezza le pesava nelle gambe, cosicché dovette cercare un posto per dormire fra i cespugli. Come rimpiangeva il suo letto e la comoda casa in cui aveva vissuto nel lusso! Distesa nel buio fra le foglie, sentì le lacrime scivolare sul suo muso peloso, e si addormentò assillata da pensieri fatti d'angoscia. Il mattino dopo fu ancora peggio perché, svegliandosi, scoprì di non aver affatto sognato. Ma un atroce appetito la costrinse a mettersi in movimento e, allorché vide una lepre, smise di riflettere alla sua situazione e balzò a inseguirla, avida solo di carne. Mentre masticava la preda, scorse in lontananza le mura di Acri, e fu sorpresa di non avere alcun desiderio di tornarvi: si sentiva libera e padrona di sé, e le cose che la attraevano erano altre, diverse, certamente inumane. Con un lieve ringhio corse via verso settentrione.

Nelle settimane che seguirono



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