Sentinella della pioggia by Tatiana de Rosnay

Sentinella della pioggia by Tatiana de Rosnay

autore:Tatiana de Rosnay [Rosnay, Tatiana de]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2019-02-14T23:00:00+00:00


Cinque

Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna

E i nostri amor

Che io me ne sovvenga

La gioia mai mancò dopo il dolor

Guillaume Apollinaire, Il ponte Mirabeau*

* Traduzione di Giorgio Caproni, Guillaume Apollinarie, Poesie, Bur, Milano 2001.

Molte cose di quel giorno le ho dimenticate. Ma altre le vedo chiaramente, così chiaramente. Facevamo un picnic e lei mi toglieva via le briciole dalle labbra con un tovagliolo. Diceva che avevo occhi incantevoli. Diceva che quando sarei diventato grande le donne si sarebbero innamorate di me per quegli occhi così azzurri. Mi faceva arrossire, ma ero anche felice. Provavo per lei tutto l’amore che un bambino di quattro anni riesce a gestire, e l’ultima cosa al mondo che volevo era diventare grande.

Quei pomeriggi dorati furono il picco della mia estate. Dimenticai la morte di mio nonno. Smisi di preoccuparmi del fatto che mia madre avrebbe avuto un altro bambino. L’unica cosa che contava era Suzanne. I miei pomeriggi con Suzanne.

Giocavamo sempre a nascondino. Ci inoltravamo non più in là degli ultimi alberi, il nostro confine. Ma gli alberi erano piantati così vicini tra loro ed erano così fitti di foglie che lo spazio in mezzo era un labirinto verde in cui era facile perdersi. Dietro quale albero si nascondeva Suzanne? Non riuscivo mai a indovinarlo. Era il mio gioco preferito. Ero bravo a sbucare fuori e passare da un tronco all’altro mentre lei mi chiamava. Ero eccitato quando non riusciva a trovarmi e diventava ansiosa. Trattenevo il fiato e aspettavo, brividi di piacere mi attraversavano la spina dorsale mentre lei urlava il mio nome.

Aspettavo fino all’ultimo minuto, finché la sua voce diventava disperata, fino a quando riuscivo a capire che stava iniziando a preoccuparsi seriamente, e a quel punto saltavo fuori come un pupazzo a molla, urlando con tutto il fiato che avevo in gola. Lei strillava dal sollievo e correva da me.

La parte migliore era quando mi abbracciava più forte che poteva, un po’ rimproverandomi, e sentivo la sua pelle contro la mia e la carezza dei suoi capelli.

Il giorno in cui è successo, ero io quello che si nascondeva.

Avevo scelto l’albero più grosso, quello antico che stava al centro, con il tronco bello spesso. Mi ricordo di avere chiuso gli occhi e di averla sentita contare fino a venti.

E poi c’è stato silenzio.



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