Senza riserve by Vincenzo Spadafora

Senza riserve by Vincenzo Spadafora

autore:Vincenzo Spadafora [Spadafora, Vincenzo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2021-01-14T22:00:00+00:00


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Giallorossi

La crisi in piena estate era una novità assoluta del panorama politico italiano: nei momenti di tensione più forte era consuetudine rimandare gli scontri a dopo la pausa estiva del Parlamento, anche per non correre il rischio di assenze significative nei voti più delicati. E invece la sera dell’8 agosto 2019, attraverso una nota diffusa alla stampa, Matteo Salvini ufficializzò la volontà della Lega di togliere la fiducia al governo gialloverde. In poche ore ci trovammo immersi in una situazione unica quanto disastrosa per il Paese: una crisi a Ferragosto in uno scenario politico, istituzionale ed economico davvero complicato da gestire. Quella di Salvini fu una giocata d’azzardo: probabilmente mal consigliato da alcuni dei suoi uomini più vicini, decise di puntare tutto su una crisi lampo e il ritorno alle urne. Aveva fretta di incassare alle elezioni politiche l’ottimo risultato che poche settimane prima aveva ottenuto alle europee, ma la sua scommessa si basava su una premessa fallace: era convinto, infatti, che non sarebbe stato possibile trovare una nuova maggioranza e che il voto anticipato sarebbe stata l’unica strada percorribile. Come sappiamo, non andò così.

L’incredulità del M5S fu tanta, anche perché fino all’ultimo molti erano convinti che Salvini stesse bluffando, allo scopo di alzare il prezzo nelle trattative che si aprivano su tutti i provvedimenti di governo, e che non avrebbe davvero staccato la spina. Va detto che, in quanto ad analisi e capacità di interpretare le situazioni, non c’erano attorno a Luigi molte persone in grado di collegare, approfondire e analizzare i processi politici. Io capii che Salvini sarebbe andato fino in fondo quando Giancarlo Giorgetti, l’uomo che gestisce il vero potere nella Lega, smise di rispondere al telefono e ai messaggi. Era il segnale evidente che tutto sarebbe finito di lì a poco. Con l’aria di crisi che tirava, nessun esponente di governo aveva fatto programmi particolari per l’estate. Nella migliore delle ipotesi l’esecutivo sarebbe rimasto in carica e il tanto lavoro non ci avrebbe consentito più di qualche giorno di riposo a ridosso del 15 di agosto. Nella peggiore delle ipotesi – quella che poi si avverò – non ci saremmo più allontanati da Roma.

La crisi aveva preso velocità in poche ore: in situazioni come questa incide molto la capacità di rimanere lucidi. Non era facile, e la Lega puntava proprio sull’effetto sorpresa e sul nostro smarrimento psicologico. Se avessimo sbandato come speravano avrebbero probabilmente raggiunto il risultato atteso. Per fare un esempio, pensiamo a un’importante partita di calcio, la finale degli Europei a Londra, iniziata con un gol subìto dopo solo due minuti e mezzo: è evidente che questo condiziona l’umore e la motivazione della squadra, ma non è detto che condizioni anche il risultato finale, dal momento che la coppa è tornata a Roma. In quei primi giorni di agosto eravamo ancora al primo tempo: la mossa della Lega condizionò molto l’intero Movimento.

Chi non si perse d’animo in quelle ore fu il Partito democratico: chissà quante volte i suoi esponenti si erano già trovati in una situazione simile.



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