Senza senso by Chiara Briani

Senza senso by Chiara Briani

autore:Chiara Briani [Briani, Chiara]
La lingua: eng
Format: epub
editore: AUGH!
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


10.

«Ti sei stancata di me?».

La domanda interruppe il sottofondo musicale che accompagnava sempre la cena, quella sera era Bach.

Daniela, che stava apparecchiando la tavola, si fermò con le forchette in mano e osservò Lorenzo con sguardo interrogativo.

«Non hai più la fede…» aggiunse.

Daniela si guardò le mani, impallidendo.

Le dita erano nude, la fede nuziale scomparsa.

Cominciò a muovere la mano sinistra, toccandola ripetutamente come se la vera potesse ricomparire dalla magia di un giocoliere invisibile.

«Non l’ho tolta, ce l’avevo… l’avrò persa» disse a bassa voce Daniela quasi piangendo.

Da tempo non indossava più anelli, ma aveva comunque voluto tenere la fede.

Come se la vera nuziale potesse aggirare la difficoltà che incontravano gli altri anelli.

Che era la difficoltà di Daniela: non sentirli, quindi perderli senza accorgersene.

«Facciamo mente locale» la incoraggiò Lorenzo. «Quando ricordi di averla tolta…».

«Non la sfilo mai, lo sai».

Sì, lo sapeva. Ma ora la fede, la loro fede, con la data del ventisei febbraio incisa all’interno, non era più al dito anulare di sua moglie.

Ricordava ancora l’emozione di quando erano andati a scegliere insieme le vere, il loro primo acquisto in due. Poi ci furono, nell’ordine, la cucina, la lavastoviglie, l’impianto Hi-Fi.

Il loro legame esisteva a prescindere dalla fede al dito, lo sapevano entrambi.

Ma Daniela era mortificata e non si dava pace.

Iniziò a guardare nel comò, sullo svuotatasche all’ingresso, aprì tutti i cassetti, cercò sotto i cuscini del divano, alzò persino i tappeti.

«Fa’ mente locale…» ripeté Lorenzo, avvicinandosi.

Nel pomeriggio Daniela aveva tagliato le verdure per il minestrone che ora si stava cuocendo sui fornelli. Daniela spense il fuoco, guardò nella pentola, ma tra pezzi di carote, piselli, finocchi, patate e sedano, non si vedeva il fondo.

«Rovesciamo tutto nel secchiaio» suggerì Daniela «se la fede è lì dentro, la recuperiamo!».

Lorenzo però non era più accanto a lei. Si trovava accovacciato nell’angolo della cucina, a terra aveva steso dei canovacci. Con i guanti che usava per il giardinaggio stava passando al setaccio il sacchetto dell’umido. Daniela gli si avvicinò e restò in piedi a osservare, in silenzio.

Lorenzo analizzava con attenzione tutti gli scarti delle verdure.

Era quasi arrivato al fondo e sentì tra le mani qualcosa di solido. Lo toccò bene, prima di girarsi verso Daniela che continuava a fissarlo con un’espressione mista tra la rassegnazione e la speranza.

Quando fu certo di avere in mano la fede, Lorenzo la pulì e, porgendola a Daniela, chiese:

«Vuoi tu ancora prendermi come legittimo sposo?».

Daniela sorrise commossa.

Il matrimonio in cucina in mezzo agli scarti delle verdure le sembrava più solenne di quello in municipio tanti anni prima.

Quella sera brindarono con una bottiglia di metodo classico da collezione, che Lorenzo teneva per le occasioni importanti. E quella era un’occasione importante.

Pochi mesi dopo, però, Daniela perse di nuovo la fede.

Se ne accorse da sola, un pomeriggio in cui Lorenzo doveva ancora rientrare.

Memore della prima volta, fece mente locale su cosa aveva fatto quel giorno.

La mattina non era uscita, aveva sistemato la cucina e lo studio, magari la vera era caduta lì.

«Se mano non prende angolo di casa rende» diceva nonna Ada.

Che



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