Serbi, croati, sloveni by Joe Pirjevec;

Serbi, croati, sloveni by Joe Pirjevec;

autore:Joe, Pirjevec; [Pirjevec, Jo¸e ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Universale Paperbacks il Mulino
ISBN: 9788815366085
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2020-08-15T00:00:00+00:00


La questione della Bosnia-Erzegovina e i moti studenteschi

La Croazia, offesa, umiliata ed esposta allo sfruttamento economico dell’aggressivo capitalismo ungherese, reagì rabbiosamente, stringendosi intorno al partito nazionale che nel 1871 riuscì a vincere le elezioni, ma non a cambiare in modo sostanziale i termini dell’«accordo» con gli ungheresi. Più sfortunato ancora fu Evgen Kvaternik che cercò, nell’ottobre del 1871, di organizzare fra i contadini di Rakovica, vicino ai laghi di Plitvice, una rivolta antiasburgica, nella speranza di liberare la Croazia dal «dominio tedesco-ungherese». Fu evidentemente un’impresa donchisciottesca, soffocata senza difficoltà nel sangue e rimasta nella memoria storica soprattutto a testimonianza di quella vena irrazionale e violenta della cultura politica croata, di cui era appunto espressione il partito del diritto. Questo partito, con a capo Starčević, sempre più estremista nel suo nazionalismo pancroato, continuò infatti a esistere, pur costretto per ben sette anni – durante i quali riuscì però a raccogliere intorno a sé l’intera gioventù studentesca – a un’attività clandestina. Esso uscì dalle catacombe solo nel 1878, in occasione della crisi bosniaca, che esasperò ulteriormente il conflitto tra nazionalismo croato e serbo.

La rivolta in Bosnia-Erzegovina era stata animata soprattutto dai contadini serbi levatisi in armi contro i signori feudali di religione islamica. Essa ebbe come conseguenza la dichiarazione di guerra alla Turchia da parte della Serbia e del Montenegro, e il successivo intervento nel conflitto della Russia zarista, grazie al quale l’impero ottomano fu costretto a rinunciare a buona parte dei suoi territori europei. Questi avvenimenti suscitarono tra i serbi della Croazia un grande fermento, che si manifestò anche nella costituzione di comitati d’appoggio agli insorti, osservati dalle autorità di Vienna e di Budapest con parecchia preoccupazione.

Il bano di Croazia Ivan Mažuranić, che già in precedenza aveva ferito la suscettibilità dei serbi cercando di costituire un moderno sistema scolastico dannoso alle loro scuole confessionali, non seppe sottrarsi alle pressioni delle autorità superiori, volte ad impedire l’attività di soccorso dei comitati serbi. Tale politica suscitò naturalmente un vespaio di polemiche, che si fecero ancora più accese quando, occupata la Bosnia-Erzegovina dalle truppe austro-ungariche, il sabor indirizzò al re una petizione, chiedendo che le nuove province venissero amministrate in modo tale da permettere col tempo una loro annessione al «regno della Croazia, della Slavonia e della Dalmazia». L’appello, che suscitò enorme scandalo tra i serbi, convinti di essere gli unici a poter accampare diritti sulla Bosnia-Erzegovina (sebbene gli ortodossi vi costituissero solo il 44% della popolazione), non piacque neppure agli ungheresi, timorosi di un rafforzamento dell’elemento slavo nella duplice monarchia. Francesco Giuseppe fu dunque costretto a respingere la richiesta con la scusa che con essa il sabor aveva oltrepassato le proprie competenze. Fu un colpo grave per i croati, che riversarono la propria rabbia sul bano, incapace, a loro avviso, di difendere gli interessi della nazione. Nel 1880 Mažuranić, che nell’ultimo decennio aveva fatto di tutto per rafforzare l’autonomia della Croazia nel disuguale rapporto con l’Ungheria, amareggiato, diede le dimissioni, ritirandosi a vita privata.

La sua partenza, salutata dalla gioventù fedele al partito del



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