Sherlock Holmes e il paradosso della finzione by Antonino Fazio

Sherlock Holmes e il paradosso della finzione by Antonino Fazio

autore:Antonino Fazio [Fazio, Antonino]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788825425932
editore: Delos Digital
pubblicato: 2023-09-13T22:00:00+00:00


5. La soluzione del paradosso

L’esperienza, abbiamo detto, coinvolge sempre il livello emozionale, oltre a quello cognitivo e quello corporeo. Il fatto che gli umani siano in grado di apprendere per via indiretta sembra indicare che tale modalità sia stata selezionata da meccanismi evoluzionistici. L’attitudine a reagire emotivamente alle esperienze indirette dimostra che tali esperienze sono analoghe a quelle che vengono vissute direttamente.

Se non intervenisse la componente emozionale, l’esposizione all’evento non sarebbe una vera esperienza e non avremmo l’apprendimento vicario. Possiamo facilmente immaginare che, in origine, il considerare vero un racconto fosse un requisito importante della partecipazione emotiva all’esperienza vissuta da qualcun altro. Tuttavia, l’aggiunta di particolari inventati può essere stata favorita dal fatto che questi dettagli servissero proprio a rendere il racconto più interessante e coinvolgente a livello emotivo gli ascoltatori

Da qui, può essersi prodotto un meccanismo di rinforzo che potrebbe aver incoraggiato quello che si chiama “abbellimento” del racconto, per il fatto che in tal modo la storia risultava più piacevole per l’ascoltatore, il quale a sua volta tendeva a non permettere ai propri dubbi sulla veridicità di interferire troppo con la gradevolezza dei dettagli secondari.

Nel corso del tempo, la narrazione in quanto tale deve aver preso il sopravvento, per cui ad esempio le gesta degli eroi di cui si parla nell’Iliade non vengono raccontate semplicemente come la cronaca di una guerra, con tutto il suo corollario di morte e distruzione, ma vengono inserite in una struttura narrativa in cui si mescola la mitologia ai fatti, col preciso scopo di fornire all’ascoltatore (il poema veniva cantato e recitato) un’esperienza il più possibile intensa e coinvolgente, anche se dissimile da quella vissuta dai protagonisti originari.

La nascita dello storytelling coincide dunque con lo sviluppo dell’attitudine tipicamente umana a emozionarsi per la narrazione di un’esperienza vissuta da altri, e con l’attenuazione sempre crescente del requisito della (presunta) verità di ciò che veniva raccontato.

D’altronde, c’è da considerare che nessuna narrazione è esente dall’invenzione, e che nessuna storia, per quanto fantasiosa, può fare a meno di una serie di elementi che riprendono in maniera piuttosto fedele i dati della realtà. Ne deriva che tra fiction dichiarata e cronaca giornalistica la differenza è solo di grado, si tratta cioè di capire quanta verità ci sia nella fiction, e quanta invenzione nel reportage.

Qui torniamo alla questione della verità nella fiction, e a come venga trattata da un logico come Lewis, che cerca soprattutto di tener separata la verità fattuale da quella finzionale, sia pure in termini di mondi possibili, come a dire di universi narrativi.

Lui stesso, tuttavia, si sofferma come abbiamo visto sul fatto che tra la Londra di Sherlock Holmes e la Londra storica di fine Ottocento non c’è in pratica alcuna differenza di rilievo. Da parte nostra abbiamo annotato una tendenza a un certo mescolamento inatteso tra finzione e realtà, dovuto probabilmente proprio al fatto che la nostra esperienza è sempre un misto di elementi reali e di elementi soggettivi, quindi di per sé immaginari.

Tale mescolamento, piuttosto che disturbarci, ci diverte. Noi andiamo sempre in cerca di storie, per lo stesso motivo per cui andiamo in cerca di esperienze.



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