Simon by Marianne Fredriksson

Simon by Marianne Fredriksson

autore:Marianne Fredriksson [Fredriksson, Marianne]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788878189607
Google: 8_04DwAAQBAJ
editore: TEA
pubblicato: 2001-04-14T22:00:00+00:00


23.

SIMON era seduto nell’ambulanza, così stanco che tutto il corpo gli doleva. La sua mente era vuota, i pensieri erano svaniti nello stesso istante in cui aveva consegnato Isak a Ruben.

«Stenditi e cerca di dormire un po’, ragazzo», disse l’autista dell’ambulanza. Simon si coricò sulla barella e si addormentò immediatamente. Quando l’autista lo svegliò, dopo qualche ora, si sentiva male.

Il cortile della caserma era vuoto e deserto, e lui aveva in testa un solo pensiero, quando saltò giù dall’ambulanza: il dormitorio, il letto.

Ma quando fu nel buio corridoio delle camerate, buio come la pece, fiutò il pericolo. La paura gli fece tendere tutti i muscoli e ancor prima d’intravedere l’ombra di Bylund sul muro, seppe dove si trovava, e che era in gioco la vita.

Lui era pienamente visibile nella luce della porta, perciò la richiuse di scatto.

Non far capire di aver intuito il pericolo, avanzare senza indugio e colpire.

Il cervello lavorava febbrilmente, le istruzioni di Erik erano lì, dove dovevano essere. Il dritto di destro fu preciso, rapido e pieno di forza; anche il gancio sinistro andò a segno: avvertì un dolore alle nocche, ma riuscì a schivare il colpo di risposta e, quando si rialzò, il cervello gli disse: «Solo in caso di estrema necessità, Simon, tira un calcio con tutte le forze all’inguine…»

E lui tirò, e fu quasi felice nel sentire l’urlo, e colpì ancora, questa volta dritto al ventre. Bylund gli stava davanti piegato in due; Simon colpì ancora alla testa, e il caporale cadde a terra.

Cinquanta paia di occhi, come minimo, lo fissavano nella luce che improvvisamente inondò il corridoio. Ma Simon non li vide, vide solo gli incisivi di Bylund, immersi in una pozza di sangue sul pavimento, e pensò: è morto, e provò una gioia selvaggia.

L’autista dell’ambulanza, che aveva visto accendersi le luci, prese il comando. «Spegnete!» ruggì.

Obbedirono. Poi la sua voce uscì dal buio: «Due uomini portino Bylund in bagno e gli facciano una doccia. Tutti gli altri vadano a letto, e ricordate che qui dentro nessuno ha visto un accidente di niente. Avete capito?»

Il sì di risposta era pieno di entusiasmo. I due che avevano portato il caporale in bagno tornarono quasi subito, e dissero che era ancora vivo.

«E lui l’ufficiale di giornata qui?»

«Sì, ha fatto il cambio con Fahlén.»

«Oh, Dio», sussurrò l’autista dell’ambulanza, che aveva tolto l’uniforme a Simon e gli aveva messo un cerotto sulle nocche sbucciate.

«Mettete Bylund nel letto dell’ufficiale di giornata.»

E ripeté ancora una volta: «Nessuno ha visto o sentito niente».

Poi accompagnò Simon a letto e disse: «Tu ti sei fatto male saltando giù dall’ambulanza, posso testimoniarlo. Capito?»

«Sì.»

Non funzionerà mai, pensò Simon, ma era assai più preso dal pensiero di aver ucciso Bylund, un pensiero che lo rendeva felice.

Sono fuori di testa pure io, pensò. Poi bisbigliò: «È morto?»

«No, accidenti. Continuerà a vivere per tormentare altri ragazzi.» Simon era sollevato e deluso al tempo stesso, eppure presto dimenticò tutte quelle emozioni contraddittorie e si addormentò come un sasso.

Il mattino dopo, alla sveglia, Simon ricevette l’ordine di presentarsi in infermeria.



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