Solo se mi guardi (Youfeel) by Emiliana De Vico

Solo se mi guardi (Youfeel) by Emiliana De Vico

autore:Emiliana De Vico [Emiliana De Vico]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Romance, Fiction, Erotica, Romance Erotico
ISBN: 9788858685723
Google: F1_NDAAAQBAJ
editore: Rizzoli
pubblicato: 2016-08-12T07:15:27+00:00


CAPITOLO SETTE

«Non pensarci neanche. Non metterò quello schifo sull’amo.»

«Va bene, ci penso io.» Gli aveva preparato una palatura senza pretese. Di quelle che usano i principianti. Filo grosso ed esca classica. Una larva di farina che i pesci adoravano. Si occupò di sistemare il tutto e gli tese la canna. «Ecco, pesca.»

La stava sfidando. Con i jeans e una maglietta l’avrebbe mangiato di baci, ma quelli erano tabù. Solo sesso visivo, solo parole. Ignorò i movimenti scomposti mentre lui tirava indietro il braccio e lanciava facendo ricadere il galleggiante vicino all’argine. Più che scarso, ma cosa le importava? Lui era lì e stava facendo qualcosa di diverso dallo scoparla con gli occhi. Oppure dal masturbarsi ognuno per conto proprio.

«Non dire nulla» le disse digrignando i denti.

«Non ho fiatato.» Si limitò a ignorarlo e a fare un lancio perfetto aspettando che il galleggiante tornasse in superficie e l’amo scendesse piano. Sapeva, dal rumore che faceva il mulinello, che Ivan stava ritirando del tutto. Forse per fare un altro lancio, oppure per abbandonarla sull’argine del lago.

«Devi sganciare l’archetto del mulinello o il filo non scorrerà.» Gli volse le spalle per alleggerire la tensione. Rovistò tra gli attrezzi senza avere bisogno di nulla, solo per dargli il tempo di decidere se restare o no. Il sibilo della canna le disse che lui voleva tentare. Almeno di pescare. Sorrise alle larve che si contorcevano nel contenitore. Avrebbe usato la pasta glitterata, ne aveva abbastanza di odore di verme sulle dita. E poi Ivan l’aveva guardata schifato mentre preparava l’esca.

«Meglio» gli disse constatando che il galleggiante aveva superato di una buona misura l’argine e ora dondolava nell’acqua. Chiuse gli occhi respirando l’odore del suo lago. Della vita che vi scorreva sopra, dentro, attorno. Respirò l’odore di Ivan e lo inserì di diritto nei ricordi che avrebbe conservato a lungo. Insieme a quelli dove suo padre le mostrava come lanciare, ritirare, fare una palatura, scegliere l’esca adatta e riconoscere i pesci di lago. E come rimetterli in libertà.

Pescarono in silenzio ascoltando il volo delle api e il garrire dei rondoni che a pelo d’acqua si nutrivano di zanzare e moscerini. Il lago era troppo quieto e l’afa mattutina preannunciava pioggia nel pomeriggio. Si costrinse a guardare il galleggiante lasciandolo nel suo mutismo. Ma non poté impedirsi di saltare quando la canna di Ivan ebbe una scossa. «Ecco, hai un pesce interessato all’esca.»

Anche lui si sporse per vedere qualcosa che il fondale limaccioso celava. «Deve essersi impigliata in una pianta acquatica.»

«No, guarda la punta della palatura, oscilla ancora.» Sembrava sorpreso, forse intimorito. «Non preoccuparti, appena senti la vibrazione su tutta la canna dai un colpo secco e vediamo se è un pesce o no.»

Aveva le spalle rigide e lo sguardo un poco perso. Un uomo poteva affrontare mille prove diverse, complesse. La semplice pesca si stava rivelando un compito arduo per Ivan Sokolova, abituato al freddo russo e alla rigidezza dei modi.

Sentì quasi l’amo che penetrava nella carne del pesce quando lui diede uno strattone e la punta si piegò all’ingiù.



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