Sono nulla ma devo essere tutto by Giuseppe Cucinotta;

Sono nulla ma devo essere tutto by Giuseppe Cucinotta;

autore:Giuseppe Cucinotta; [Cucinotta;, Giuseppe]
La lingua: ita
Format: epub
editore: edigita
pubblicato: 2023-08-18T22:00:00+00:00


Io e Kurt all’inizio del 1990 eravamo sdraiati a pochi metri da un centro per la maternità adolescente. In realtà non era un centro di attenzione per le adolescenti incinte, ma un inganno della destra, dove alle adolescenti che si avvicinavano per presentare i propri problemi veniva detto che sarebbero andate all’inferno se avessero abortito. Allora abbiamo deciso di offrire un vero servizio pubblico: lui mi faceva da palo mentre attraversavo la strada e scrivevo sulla parete dell’edificio FALSA CLINICA PER L’ABORTO, perché dei due io ero la più pragmatica. E lui il più creativo, quindi quando toccò a lui scrisse con caratteri di un metro e ottanta DIO È GAY.62

Realizzare azioni dimostrative o limitarsi a slogan a effetto, però, non basta. Kathleen Hanna decide di scavalcare la barricata per abbatterne tante altre e forma le Bikini Kill. Quasi allo stesso modo dei Crass, le Bikini Kill sono una band multidisciplinare che non si limita solo a incidere dischi o realizzare concerti, ma crea mezzi d’informazione come fanzine, che crescono nella distribuzione numero dopo numero. Il gruppo diventa una sorta di “centro d’ascolto” per tutte le donne che decidono di raccontare la propria storia e le discriminazioni di genere delle quali sono vittime. Hanna, però, non vuole che questa rabbia si scagli “contro qualcosa”, ma che diventi un elemento “per costruire qualcosa”, un passo decisivo e costitutivo per cambiare definitivamente la realtà. La cantante in moltissime occasioni ha precisato come quell’All girls to the front non fosse un modo di esternazione di astio, ma una reazione, uno stimolo per avviare un processo di riappropriazione di spazi dai quali le donne sono state escluse63. La presenza di ragazze in prima fila ai concerti diventa un modo per contrastare in maniera simbolica una società escludente. E anche le tematiche delle canzoni seguono questo flusso e diventano una sorta di coscienza collettiva, un modo per raccontare le proprie esperienze personali e creare un contesto di condivisione e solidarietà. Mai prima di ora sono stati toccati in maniera organica e diretta temi come la violenza domestica, lo stupro, i disturbi alimentari, le discriminazioni in ambito lavorativo. Le canzoni, però, non sono soltanto l’occasione per parlare di tematiche “negative”, ma anche per costruire un legame con il pubblico e celebrare ad esempio l’importanza della solidarietà femminile (come in Rebel Girl: “Love you like a sister always / Soul sister. Rebel girl / Come and be my best friend”) e l’empowerment femminile. La scelta di affrontare in maniera diretta e senza filtri questi temi ha anche l’obiettivo di spingere le vittime a parlarne, a esternare a loro volta in modo esplicito e senza vergogna la propria esperienza personale. Spesso i concerti si trasformano in una seduta di terapia collettiva con la band che fa passare il microfono fra le spettatrici e le invita a raccontarsi, a parlare senza paura, a creare una condivisione di esperienze. Insieme, fianco a fianco, siamo più forti, sembrano dire le Bikini Kill a chi assiste ai loro live. Il problema da



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