Sopravvivere nella Russia di Stalin e di Putin by Massimo Ceresa

Sopravvivere nella Russia di Stalin e di Putin by Massimo Ceresa

autore:Massimo Ceresa [Ceresa, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Infinito
pubblicato: 2013-02-14T23:00:00+00:00


Capitolo VIII

La proposta

All’interno della parilka la temperatura già sfiorava i 110 gradi. Quando vi si affacciarono il colonnello Malina e Michail Lekenin, nella cabina erano già sdraiati due uomini dall’aria vagamente nordeuropea e una donna russa piuttosto grassoccia.

– Andiamo a fare una doccia calda, prima d’entrare – sussurrò Lekenin al suo compare, e i due si avviarono verso le docce.

Quando ebbero finito di asciugare i propri corpi, si diressero di nuovo in direzione della parilka. Lekenin diede una rapida occhiata all’interno e quel che vide non gli piacque per niente, al punto da metterlo quasi a disagio.

– Miša, ti decidi o no a entrare? – sbottò infastidito Malina.

– Accomodati pure, amico mio – rispose Lekenin.

E all’amico colonnello, fattosi avanti per entrare nel banja, parve di scorgere negli occhi di Lekenin come un lampo di perfidia.

Un attimo dopo, tuttavia, il volto di Lekenin tornò del tutto limpido e sereno. Malina lasciò da parte la spiacevole sensazione e si concentrò sul presente: non sapeva per quale motivo il suo compagno d’affari gli avesse proposto d’incontrarsi quel giorno. Una cosa però era certa: Lekenin non avrebbe mai cominciato a parlare in presenza di altre persone. Così, da brillante e scaltro militare qual era, ricorse a un efficacissimo stratagemma.

Il fragore colse tutti di sorpresa, eccetto l’autore materiale del gesto, naturalmente. I due uomini si guardarono allibiti e, borbottando qualcosa in una qualche lingua scandinava, s’alzarono dalla panca, lasciando la grassa signora in compagnia dei nostri.

Non si sa per quale motivo la donna non avesse avuto la prontezza di riflessi dei due stranieri, ma quel che è certo è che quando un attimo dopo il colonnello proruppe in un altro prodigioso effetto, la si vide come un fulmine sgusciar via anch’essa dalla cabina, tenendo la sballottante pancia con entrambe le mani.

“Adesso sì che si mette male!” pensò Lekenin, rabbuiandosi.

– Cosa c’è, amico mio, non ti piacciono le armi chimiche? Ahah ahah! – pronunciò baldanzoso il colonnello, notando con sorpresa del dispiacere sul volto del compare.

– Non sarai mica superstizioso, Miša mio? Non crederai a quelle sciocche leggende… Dio, come si chiamava quel genio maligno del banja: Malik, Melik…

– Bannik, il suo nome è Bannik! – precisò infastidito Lekenin.

– Malik, Bannik… fa lo stesso… Ma tu credi ancora a questi antichi miti, a questa robaccia?

– Lasciamo perdere, Nikolaj, certo è che presentarti nel banja anche con quella croce al collo… non mi pare che tu sia credente…

– Infatti. Ma questo è il regalo di una femmina – rispose Malina, strizzando un occhio al compagno, cercando invano la sua complicità.

– Spiriti o non spiriti, superstizione o no – riprese il colonnello – vuoi spiegarmi la ragione di quest’incontro?

– Nikolaj, me l’hanno chiesto.

– Mio caro Miša, ma di cosa stai parlando? Chi ti ha chiesto cosa?

– Amici molto vicini al tuo vecchio capo…

– Vladimir Vladimirovič?

– Sì, amici del Presidente.

– Mmm…

– Insomma, mi hanno proposto di vendere allo Stato una parte delle mie azioni, altrimenti…

– Altrimenti? – domandò Malina.

– Su, Nikolaj, che vuoi che ti dica… Hai visto cos’è accaduto a Dochorkovskij e Beledev?

– Mmm…

– E tu… Tu dovresti fare lo stesso.



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