Sotto il vulcano by Malcolm Lowry & Lowry Malcolm

Sotto il vulcano by Malcolm Lowry & Lowry Malcolm

autore:Malcolm Lowry & Lowry Malcolm [Lowry, Malcolm & Malcolm, Lowry]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 123
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2018-02-07T23:00:00+00:00


C

“Davvero esistono?” disse Hugh, reggendo in mano quest’ultimo straordinario libro antico – da cui saliva un odore venerabile e remoto – mentre pensava: “La sapienza ebraica!” e aveva l’improvvisa e improbabile visione di Bolowski in un’altra vita, in caftano, con una lunga barba bianca e uno zuccotto in testa, lo sguardo assorto e infervorato, dietro un chiosco in una sorta di New Compton Street medievale, a leggere uno spartito con i caratteri ebraici al posto delle note.

“Erekia, colui che lacera e strazia. Poi coloro che lanciano un lungo grido strascicato: Illirikim. Apelki: gli ingannevoli o i devianti. E coloro che aggrediscono la loro preda con un movimento tremolante: Dresop. Ah, e poi i dolenti apportatori di dolore: Arekesoli. Ma non dimentichiamo Burasin, i distruttori per mezzo di un fumo asfissiante; e neppure Glesi, colui che luccica come un insetto orribile, e neppure Effrigis, colui che trema in maniera spaventevole. Ti piacerebbe, Effrigis… E neppure i Mames, quelli che procedono a ritroso, e neppure quelli che si muovono strisciando in modo strano, Ramisen…” stava dicendo il Console. “Poi quelli vestiti di carne e i malvagi inquisitori. Forse non li definiresti esattamente raziocinanti. Ma tutti questi esseri, una volta o l’altra, mi sono venuti a trovare di notte.”

Erano usciti tutti insieme di gran carriera e di ottimo umore per andare a Tomalín. Hugh, che cominciava ad accusare quello che aveva bevuto, ascoltava come in sogno la voce del Console che sproloquiava: Hitler, stava blaterando, mentre sbucavano in calle Nicaragua – che avrebbe potuto essere un articolo che faceva proprio al caso di Hugh, se solo avesse mostrato prima un briciolo d’interesse – voleva annientare gli ebrei solo per ottenere gli arcana che si potevano trovare sugli scaffali che s’erano appunto lasciati alle spalle – quando all’improvviso dentro casa squillò il telefono.

“No, lascialo squillare,” disse il Console quando Hugh fece per tornare indietro. Continuò a suonare (Concepta era uscita) con lo scampanellio che correva da una camera vuota all’altra come un uccello in gabbia. Poi tacque.

Quando s’incamminarono, Yvonne disse:

“Senti, Geoff, smettila di preoccuparti per me, mi sento molto riposata. Ma se Tomalín è troppo lontana per voi due, perché non andiamo allo zoo?”. Lanciò a entrambi uno sguardo cupo e diretto e bellissimo con quegli occhi chiari sotto la fronte spaziosa, occhi che non ricambiarono il sorriso di Hugh, per quanto sulla bocca di Yvonne ne aleggiasse uno di risposta. Forse interpretava davvero l’umore ciarliero di Geoff come un buon segno. E forse lo era! Classificando tutto con devoto interesse, o passando di palo in frasca con una serie di osservazioni riguardo a cambiamenti o decadimenti impersonali, ai serapi o alla carbonella o al ghiaccio o al clima – non tirava più il vento, forse avrebbero goduto di una bella giornata tranquilla senza troppi polveroni –, Yvonne, apparentemente rinvigorita dalla nuotata e prendendo in considerazione tutto quello che aveva intorno con occhio obiettivo, camminava con passo lesto e aggraziato e autonomo, come se davvero non fosse per nulla stanca; eppure Hugh restò colpito dal fatto che camminasse discosta da loro.



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