Spostare la luna dall'orbita by Andrea Marcolongo

Spostare la luna dall'orbita by Andrea Marcolongo

autore:Andrea Marcolongo [Marcolongo, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2023-04-26T12:00:00+00:00


Mi sembra di sentire battere il cuore della notte di Atene.

Il buio ha steso il suo punto e virgola di riposo sopra le vite degli ateniesi, sospese nel sonno in attesa di continuare a scriversi domani alle prime luci del sole.

Anche il guardiano deve aver trovato un riparo dall’inquietudine notturna in qualche angolo del museo: chissà se davvero resterà vigile fino all’alba con gli occhi puntati verso le Cariatidi o il Moscoforo, mi chiedo curiosa, o se invece finirà per assopirsi, vinto dalla solitudine che, di notte nel Museo dell’Acropoli, si fa radicale.

Forse si sentirà rincuorato di sapermi da qualche parte al terzo piano stesa sul mio letto da campo, silenziosa compagna d’isolamento e di veglia; forse invece sarà seccato dalla presenza di un’intrusa straniera nel suo regno di ombre e di mutismo, dev’essere senz’altro cosí.

Per un attimo penso a tutti i guardiani notturni che in questo preciso momento nei loro musei stanno vegliando sul riposo delle opere d’arte, stremate dopo una giornata intera di mani sudate pericolosamente troppo vicine, commenti vacui e selfie che nessuno riguarderà mai. Rifletto allora per la prima volta che bisogna aggiungere anche loro, le guardie notturne di musei, parchi archeologici, collezioni e fondazioni alla lunga lista del cosiddetto popolo della notte, accanto ai moderni lotofagi che popolano i locali notturni, piloti di aerei, netturbini, prostitute, pescatori, neogenitori, guardiani di banche e ministeri, medici, ladri, assassini, innamorati.

Mi chiedo se anche l’arte, come gli uomini, ha un respiro peculiare quando è addormentata – quali sono le opere che dormono beate come bambini, quali quelle che russano, quali quadri siano invece insonni. Immagino allora il sonno profumato di vento della Primavera di Botticelli agli Uffizi, le elucubrazioni notturne dell’Uomo vitruviano di Leonardo all’Accademia di Venezia; i geroglifici con cui riordina il mondo la statua di Ramses II al Museo egizio di Torino, i sogni erotici della Venere di Milo al Louvre. Rido pensando al coro di tromboni delle teste degli imperatori romani che russano all’unisono ai Musei Vaticani rischiando di svegliare persino il papa. I gemiti di Pompei, il disorientamento dell’altare di Pergamo che si risveglia ogni mattina non in Asia ma a Berlino.

E i marmi del Partenone, strappati all’Acropoli come capelli dal cranio, riescono comunque a trovare un po’ di riposo quando la pioggia londinese batte sui vetri del British Museum oppure sono condannati all’insonnia violenta della mancanza e del vuoto?

I custodi che in questo momento in Inghilterra sono all’erta per evitare che un sadico ladro si porti via ciò che è già stato rubato da Elgin, sono consapevoli del paradosso di stare sorvegliando il risultato di un furto?

All’ipotesi di dormire non ho neppure pensato.

Inoltre il letto da campeggio che ho portato con me ha l’aria di essere piú duro e scomodo dei marmi di Fidia, tanto varrebbe dormire direttamente sul pavimento.

Ma la notte di Atene è lunga, trascorrerla da soli è quasi uno spreco.

Penso a quell’uomo che a mezzanotte si è presentato sotto le finestre del museo per ricordarmi che esisto: adesso starà certamente dormendo.



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