SpotPolitik by Giovanna Cosenza
autore:Giovanna Cosenza [Cosenza, G.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: eBook Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2012-04-14T16:00:00+00:00
Pubblicità cattiva maestra
Il fatto che i politici imitino il peggio di ciò che fanno le aziende con la pubblicità non aiuta la politica, e lâabbiamo visto. Men che meno aiuta le donne, e lo vediamo ora.
La pubblicità è ormai in crisi da anni: una crisi innanzi tutto economica, perché dal 2008 le aziende, avendo meno soldi, hanno cominciato a diminuire gli investimenti in comunicazione; ma è una crisi anche qualitativa, come molti osservano. E pesante.
I problemi in realtà vengono da lontano, sia perché non riguardano solo lâItalia ma tutti i paesi occidentali, sia perché da noi, dopo la «Milano da bere» degli anni Ottanta, la pubblicità non ha più vissuto quei fasti. à da molti anni, infatti, che i pubblicitari non fanno più i soldi che facevano a quei tempi: la crisi li colpì duramente già negli anni Novanta e sempre peggio è andata nei Duemila: negli ultimi dieci anni il fatturato delle agenzie si è addirittura dimezzato. Un poâ alla volta, allora (causa? conseguenza? ai posteri lâardua sentenza), si sono aggiunte aggravanti qualitative: sono anni che in Italia la pubblicità è sempre più ripetitiva, noiosa, poco creativa.
Unâindagine del 2008 realizzata da AstraRicerche, e condotta su un campione di 2000 persone rappresentativo della popolazione italiana dai 14 ai 79 anni, confrontava il gradimento della pubblicità nel 2008 con quello nel 1997, mostrando che la percentuale delle persone che la giudicavano troppo invasiva, poco interessante, fastidiosa era cresciuta nettamente nel 2008 rispetto a undici anni prima. Ricerche di questo tipo, purtroppo, sono rare e ancor meno se ne parla sui media, per un motivo molto semplice e ben focalizzato da Adriano Zanacchi, che di pubblicità e media se ne intende, avendo per anni lavorato in Rai ed essendo stato membro dellâIstituto di Autodisciplina Pubblicitaria (Iap), lâorgano a cui i cittadini possono rivolgersi per denunciare le campagne che sembrano loro ingannevoli, volgari o offensive per gruppi sociali, etnie, religioni, minoranze. Dice Zanacchi:
Lâeco delle osservazioni critiche sulla pubblicità trova poco spazio nei media e, comunque, si dissolve rapidamente a causa di una tendenza dei media stessi a non trattare male la benzina del loro motore [ovvero la pubblicità ], senza i cui introiti giornali, periodici, emittenti radiofoniche e televisive avrebbero vita difficile o addirittura scomparirebbero. (Zanacchi 2010, p. 204)
Ciò nonostante, lo scontento dei consumatori e delle consumatrici si incontra tutti i giorni per strada, nelle case, al cinema, e lascia tracce sempre più numerose in rete â sui blog, nei forum, su Facebook e nei vari social network â dove sono in molti a esplicitare ogni giorno fastidio e perplessità su spot, affissioni, intere campagne, spesso anche dando prova di notevoli capacità critiche.
Ma perché siamo arrivati a questo punto?
A sentire le diverse campane (aziende, agenzie, analisti), la ripetitività e scarsa originalità di molte pubblicità italiane dipende da tante ragioni, che insieme disegnano un quadro complesso e a tratti contraddittorio, ma tutto sommato comprensibile. Da un lato, le agenzie dicono che sono le aziende committenti a non avere il coraggio di scegliere le proposte più
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