Storie Fiorentine dal 1378 al 1509 by Francesco Guicciardini

Storie Fiorentine dal 1378 al 1509 by Francesco Guicciardini

autore:Francesco Guicciardini [Guicciardini, Francesco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: History, Europe, Italy, Fiction, Classics
ISBN: 9788828101239
Google: 3N9gDwAAQBAJ
editore: E-text
pubblicato: 2018-06-01T13:19:02+00:00


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XVIII

LODO DEL DUCA DI FERRARA.

PAOLO VITELLI (1499).

1499. Con questa azione si finí l’anno 1498, nel quale se bene fussino accidenti grandi nondimeno furono molto maggiori quegli del sequente anno 1499, nei principio del quale el duca Ercole dette in Vinegia el lodo delle nostre differenzie con viniziani. E lo effetto fu che e’ viniziani dovessino per tutto dí 25 di aprile, che era il dí di san Marco, avere lasciato Pisa e Bibbiena e tutte le cose tenevano in quello contado e per satisfazione di parte delle spese avevano fatte in quella guerra, dovessino avere da noi in termine di quindici anni ducati centottantamila, pagandone ogni anno ducati dodicimila, dovessino e’ fiorentini, recuperando Bibbiena, perdonare a’ bibbienesi; ed in caso che e’ pisani volessino essere compresi in questo accordo, si intendessi el commerzio e governo della città renduto a’ fiorentini, e’ quali avessino a riavere tutto el contado di Pisa, a mandare in Pisa uno podestà, con questo che Vicopisano e le fortezze fussino tenute da’ pisani per loro sicurtà, ed el duca di Ferrara vi avessi a mandare uno dottore che fussi proposto alle appellazioni, e credo ancora al criminale.

Dispiacque assai a’ viniziani questo lodo, perché dicevano che rimanendo e’ pisani abandonati, venivano assolutamente in mano de’ fiorentini, e però, che recuperando, come si poteva dire, e’ fiorentini per virtú di questo lodo Pisa, dovevano essere condannati a satisfargli di presente almeno di buona parte delle spese fatte in questa guerra che ascendevano alla somma di ducati settecentomila o piú; e dolsonsi in modo del duca, che egli temé assai non gli fussi fatto villania e fu costretto, per satisfare loro, aggiugnere pochi dí poi al lodo certe dichiarazione, le quali restrignevano le preeminenzie e iurisdizione che e’ fiorentini avevano a avere in Pisa, e fortificavono la sicurtà de’ pisani. E fatto questo, doppo qualche dí si risolverono volentieri al lodo, non già ratificandolo espressamente, ma cavando le gente di Pisa e Casentino al tempo debito, dissono averlo ratificato co’ fatti.

Furono le medesime doglienze ne’ fiorentini, a’ quali dispiacquono due cose: l’una che rimanendo le fortezze a guardia ed in mano de’ pisani, loro non riacquistavano el dominio della città, in modo che e’ pisani rimanevano liberi di potere ogni volta di nuovo ribellarsi, il che era credibile farebbono, rispetto alla ostinazione e malignità loro ed allo odio grande ci portano; l’altra che e’ pareva aspro che e’ viniziani, e’ quali, per avere occupato le cose nostre e molestatoci ingiustamente, avevano di ragione a rifarci di quello avamo speso, fussino pel lodo fatti creditori di ducati centottantamila; né ci pareva beneficio l’avere a rilasciare Pisa ed el Casentino, sapendosi che erano in termini che vi potevano poco stare, e però furono ambigui al ratificare; ma confortandone instantemente el duca di Milano, e mostrando che ogni principio di entrare in Pisa in qualunque forma era da stimare assai, perché non mancherebbono poi de’ modi a insignorirsene interamente, e che la somma del danaio per essere divisa in tempi lunghi non era grave, e promettendo anche aiutargli in questo pagamento, finalmente ratificorono.



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