Sui sentieri del jihad by Giovanni Porzio

Sui sentieri del jihad by Giovanni Porzio

autore:Giovanni Porzio [Porzio, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Manni
pubblicato: 2023-07-09T22:00:00+00:00


CAPITOLO SETTIMO

Taliban d’Africa

Guerriglia nel Delta – Petrolio, Croce e Mezzaluna – In fuga da Boko Haram

Port Hacourt e Jos, Nigeria, 2006-2013; Maroua, Camerun, 2015

Al tramonto la città sprofondava nel buio. Le uniche luci nella sconfinata distesa del delta del Niger erano i bagliori rossastri delle fiaccole del gas nelle paludi di mangrovie e i fari che illuminavano i compound fortificati delle compagnie petrolifere. Nel marzo 2006 a Port Harcourt, capitale nigeriana del greggio, mancava la corrente elettrica: un paradosso che alimentava la rabbia della popolazione e dei gruppi armati che avevano dichiarato guerra alle multinazionali degli idrocarburi.

Nelle settimane precedenti i miliziani avevano sabotato decine di oleodotti, attaccato le piattaforme off shore, preso in ostaggio decine di tecnici stranieri, rapinato banche, ingaggiato violenti scontri con la polizia e l’esercito. La Shell aveva dovuto evacuare 500 dipendenti e aveva sospeso le operazioni nel terminal di Forcados, con una perdita netta di oltre 200.000 barili al giorno. La guerriglia era riuscita a bloccare il 20% della produzione. E minacciava d’intensificare la lotta fino alla chiusura di tutti gli impianti.

In quegli anni le riserve della Nigeria, ottavo produttore mondiale di petrolio, sfioravano i 40 miliardi di barili: greggio leggero, apprezzato dalle raffinerie europee e americane per il basso tenore di zolfo e di residui. Quelle di gas naturale erano valutate in oltre 3.500 miliardi di metri cubi. Il settore degli idrocarburi, il 95% dell’export del Paese, era la principale fonte di entrate in valuta. Decenni di sfruttamento intensivo avevano generato immensi profitti per le Sette sorelle, le grandi multinazionali dell’energia, e per il governo nigeriano: in quarant’anni il colosso africano aveva incamerato oltre 380 miliardi di dollari in royalties. Ma erano in gran parte finiti nei conti esteri di una nomenklatura tra le più corrotte del pianeta. Il 70% dei 140 milioni di nigeriani viveva con meno di un dollaro al giorno: in vent’anni, negli stati del delta, il numero degli indigenti al di sotto della linea della povertà era raddoppiato.

Il miraggio del denaro facile e la speranza di un impiego avevano gonfiato a dismisura gli slum infestati da topi e zanzare di Port Harcourt, città senza legge dove le strade si chiamavano Pipeline Street e Agip Road. Alla gente delle baraccopoli, cresciuta a pochi passi dalle ville con piscina degli espatriati e dagli alloggi difesi dal filo spinato dei funzionari delle multinazionali, non restava che aggrapparsi ai deliri dei predicatori delle chiese evangeliche, pentecostali, avventiste e apostoliche: ciarlatani che garantivano, a pagamento, “felicità istantanea” e “miracoli last minute”.

Il primo a protestare, lo scrittore Ken Saro Wiwa, fu arrestato e giustiziato con altri otto compagni di etnia ogoni il 10 novembre 1995: un’esecuzione che costò alla Nigeria l’imposizione di sanzioni economiche e l’espulsione dal Commonwealth. Nel 1999 la fine della dittatura militare fece sperare in una soluzione politica del conflitto, ma le trattative fallirono e nel 2004 la popolazione ijaw del delta imbracciò il mitra contro le compagnie petrolifere. I sabotaggi alle pipeline e i sequestri si erano moltiplicati, come pure le sigle dei



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