Teoria politica del denaro by Stefan Eich
autore:Stefan Eich [Eich, Stefan]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Treccani
pubblicato: 2023-05-14T22:00:00+00:00
⢠Crisi e banche
Nei dieci anni successivi Marx aumentò ulteriormente la propria distanza intellettuale e politica dal socialismo utopistico francese, con la sua enfasi moraleggiante sulle insidie del denaro e le concomitanti promesse di riforma del credito80. A metà degli anni Cinquanta si era ormai lasciato alle spalle anche la vecchia cotta per la cartamoneta non convertibile emessa dalla banca statale81. Nella polemica contro Proudhon si basava ancora perlopiù su Principi di economia politica e dellâimposta di Ricardo82. Quando rilesse il testo nel 1851, copiò e annotò lunghi brani dedicati in particolare al denaro e alla moneta. Nel farlo, come ha osservato Alex Callinicos, «acquistò sempre maggior consapevolezza dei gravi punti deboli della teoria di Ricardo» e spostò così lo sguardo su rappresentanti della Banking School britannica quali Thomas Tooke e John Fullarton83. Come Marx avrebbe rimarcato negli anni Sessanta, «dal 1830 in poi la letteratura economica più degna di nota [erwähnenswerthe] è stata soprattutto quella su moneta, credito e crisi»84. Fu mentre prendeva dettagliati appunti sui progressi della teoria monetaria, i cosiddetti âquaderni londinesiâ dei primi anni Cinquanta, che Marx abbandonò la cartamoneta e radicalizzò ancora di più la sua critica della riforma monetaria85.
Il rigetto totale del riformismo monetario andò di pari passo con lâapertura alla Banking School e a Tooke, che si erano distinti come i principali critici del Bank Act del 184486. Il provvedimento (noto anche come Peel Act, dal nome del primo ministro Robert Peel) limitò la quantità di denaro in circolazione alla quantità dâoro nel paese. Sulla questione lâopinione pubblica e gli esperti erano divisi in due schieramenti ferocemente contrapposti. Per i maggiori sostenitori â conosciuti come Currency School e rappresentati da figure come Robert Torrens e John Gellibrand Hubbard â costituiva la misura «più importante e salutare, per quanto riguarda la riforma del sistema monetario, che sia stata portata allâattenzione del Parlamento dalla legge del 1819 per il ripristino dei pagamenti in contanti»87. Come John Stuart Mill riassunse in tono scettico nel 1844, i promotori del Bank Act assicuravano che avrebbe prodotto «una grossa diminuzione della frequenza e della gravità [â¦] della calamità quasi periodica che va comunemente sotto il nome di âcrisi commercialeâ»88. Le principali voci a sfavore venivano invece dalla Banking School, capeggiata da Tooke.
Se la Currency School, nel sostenere il Peel Act, ne ricondusse lâorigine ai bullionisti del periodo di sospensione della convertibilità in oro, in modo analogo Tooke tornò alle guerre napoleoniche. La sua History of Prices, opera in sei volumi pubblicata in ventâanni (tra il 1838 e il 1857) che ripercorreva nel dettaglio la storia finanziaria britannica dallo scoppio delle guerre rivoluzionarie francesi nel 1793, lo consacrò come il maggiore esperto della natura del sistema bancario moderno89. I volumi testimoniavano la sua conversione da fedele della Currency School, e della sua enfasi sulla moneta metallica, ad ardente difensore delle eresie della Banking School90. A suo giudizio, anziché garantire in pieno ciascun biglietto, la Banca dâInghilterra doveva semplicemente tenere una grossa riserva di metallo prezioso per le crisi di liquidità 91.
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