Theodore Boone 3. - L'accusato by John Grisham

autore:John Grisham [Grisham, John]
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
ISBN: 9788852030697
editore: Mondadori
pubblicato: 2014-06-30T16:00:00+00:00

Capitolo 14

Nella mezz’ora seguente, contrattarono i dettagli. L’atmosfera era satura di tensione, i toni della discussione tra i detective e i genitori di Theo rabbiosi. Alla fine, concordarono che i Boone non sarebbero rientrati a casa fino alle 17, l’ora in cui avrebbero incontrato i detective e gli altri agenti incaricati della perquisizione.

Le uniche parole che Theo riuscì a mettere insieme furono: — È una perdita di tempo. Non troverete niente. — Il padre e la madre gli intimarono di tacere.

Dopo che Vorman e Hamilton se ne furono andati, quando poté finalmente parlare, Theo assicurò ancora una volta ai genitori di non essere in alcun modo coinvolto e ribadì che la perquisizione era una perdita di tempo. Tutti e tre erano ancora storditi dallo sviluppo imprevisto degli eventi. Theo non aveva mai visto i suoi genitori così confusi, persino spaventati. Si accordarono per chiedere consiglio a un amico penalista e la signora Boone uscì dalla sala riunioni per fare una telefonata.

Alle 14 il signor Boone riportò Theo a scuola e insieme incontrarono la signora Gladwell. Theo si scusò per la rissa. Il signor Boone disse che lui e sua moglie comprendevano la decisione di sospendere Theo e non avevano niente da obiettare. Erano delusi, naturalmente, ma appoggiavano la signora Gladwell. Più tardi, Theo prese la bici, vide che le gomme erano ancora intere e tornò pedalando allo studio.

I suoi genitori avevano da fare con clienti e questioni legali importanti. Chiusero la porta dei rispettivi uffici e sembrarono dimenticarsi di Theo. Anche Elsa, Vince e Dorothy erano assorbiti da pile di documenti molto più interessanti di una chiacchierata con un tredicenne. O forse Theo stava diventando troppo suscettibile. Alla fine, si ritirò nel suo ufficio insieme a Giudice, tentando faticosamente di fare qualche compito. Non successe niente. Non riusciva a togliersi dalla mente Spike Hock, un ragazzo che abitava due isolati più in là e che era stato sorpreso a vendere droga agli studenti del nono anno e per questo aveva trascorso diciotto sgradevolissimi mesi in un riformatorio a trecento chilometri da lì. Benché Theo non conoscesse Spike né ci avesse mai scambiato due parole, aveva sentito molto parlare della sua vita dietro una rete metallica col filo spinato. Bande di delinquenti, botte, sorveglianti crudeli, un lungo elenco di cose orribili. Spike non si rimise mai in carreggiata e ripiegò sulla vita di strada. Theo era presente in tribunale quando, a diciassette anni, il ragazzo venne giudicato come un adulto e condannato a vent’anni di prigione per una sfilza di reati. Spike testimoniò, chiese clemenza e diede la colpa dei propri guai alle situazioni difficili che aveva patito in riformatorio.

Spike era un tipo tosto, che veniva dalla strada. Theo no. Theo era un educato ragazzino di buona famiglia, un boy scout, un ottimo studente col massimo dei voti e una quantità di amici. Come si presumeva che potesse sopravvivere, rinchiuso insieme a teppisti e componenti di bande criminali? Separato dai suoi genitori, dai suoi amici, da Giudice? Era schiacciato dalla paura e non riusciva a pensare a nient’altro.

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