Ti ho dato gli occhi e hai guardato le tenebre by Irene Solà

Ti ho dato gli occhi e hai guardato le tenebre by Irene Solà

autore:Irene Solà [Solà, Irene]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-07-08T12:00:00+00:00


SERA

... Nel corso della vita, molte cose vengono perdonate: niente è finito o immutabile, tranne la morte. E persino la morte si piegherà un po’ se ciò che ne racconti è raccontato nel modo giusto.

ALI SMITH, How to Be Both

La luce che entrava dalla finestra era violacea, e scuriva le cose nella cucina, ognuna inseguita dalla sua stessa ombra. Le frittelle di sangue, il brasato, la coratella di capretto e la trippa riposavano sotto gli stracci e i coperchi. Le donne spensero il mortarolo e lo lasciarono sui fornelli. Dopo riempirono l’acquaio, e Joana, Blanca, Elisabet e Dolça si spogliarono dalla cintola in su, rimboccarono, sciolsero e sbottonarono gli indumenti, e si aprirono le parti superiori delle vesti e delle camicie. A petto nudo si passavano un panno umido lungo le ascelle, il ventre, il collo e la schiena. Sheila e Nico sedevano a tavola, a testa china e concentrati, ignorando le abluzioni delle donne. Joana aveva la schiena curva, bitorzoluta, coperta di macchie brune e viola, porri e lentiggini rosse. Blanca aveva le spalle rotonde, morbide, lattiginose, le carni le scivolavano fino alla cintola come panna. Elisabet aveva la schiena lunga, bruna e snella, le scapole sporgenti come ali. Dolça l’aveva corta, con la colonna in evidenza e la lanugine che scendeva come una linea scura, sotto la nuca, fino all’osso della coda. Mal Aquí le diceva, “Sdraiati”, e Dolça si sdraiava. Le diceva, “Dove ti fa male?”, e Dolça rispondeva, “Mi fa male qui”, o “Mi fa male lì”, e Mal Aquí spogliava il punto che aveva indicato. Giocavano a mi fa male qui o mi fa male lì, e lui fingeva di operarla con baci, carezze e il suo strumento infallibile, che era storto ma curava tanto. Mal Aquí era un uomo panciuto e allegro, con baffi e doppio mento e una voce simpatica, che guariva i malati in cambio di un po’ di cibo e di un letto dove dormire. E a Dolça raccontava sempre la volta in cui, alla luce di una lampada a carburo, aveva operato un ragazzino di otto anni sul tavolo di una cucina e lo aveva salvato. E la volta in cui aveva tolto un tumore dal collo di una madre di Osor, con un coltello sottile, dello spirito e una abat-jour circondata da specchi. Nel mezzo dell’operazione aveva finito il filo di seta, e il marito era corso a cercarlo. Era notte, e l’uomo aveva trovato soltanto filo color rosa, e Mal Aquí aveva usato il rosa, e anche in quel caso aveva salvato la donna.

Àngela aveva la schiena gobba, con un bozzo che le spuntava come una zucca e faceva sì che una spalla fosse più alta dell’altra. Non si spogliò e non si lavò. Quando a Àngela crebbe la pancia, Margarida le buttò lì, “Sei incinta”, e non le toglieva gli occhi di dosso, perché borbottava che il bambino le sarebbe uscito da dentro e le sarebbe caduto a terra, e Àngela non se ne sarebbe nemmeno accorta. Sì che se ne accorse.



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