Tribolato Bonomo (1887) by Villiers de l’Isle-Adam

Tribolato Bonomo (1887) by Villiers de l’Isle-Adam

autore:Villiers de l’Isle-Adam
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantastico
editore: Casa Editrice “MILANO”
pubblicato: 1887-07-14T16:00:00+00:00


* * *

CAPITOLO DECIMO.

GUAZZABUGLIO FILOSOFICO.

“Forse tu non pensavi che loico fossi!„

Satana in DANTE.

Il servitore recò il tè. E Chiara, con un dolce sorriso, cui gli occhiali davano un’espressione un po’ lugubre, mi offrì una tazza della calda infusione cinese, inzuccherata e, con amabile cura, aromatizzata col Kirsch.

— Devo prevenirti, Nero, dissi assaporando una sorsata del liquido digestivo, che ti trovi in contraddizione con i teologhi e i fisiologisti, poiché affermi l’identità dell’Idea e della Materia.

— No.

— Come no!

— I teologhi dicono, sì o no, che Dio è un puro Spirito e che ha creato il mondo? La Materia, dunque, secondo gli stessi teologhi, può «emanare» dallo Spirito. La divergenza è, quindi, solo apparente. — E i fisiologisti, poi, non son forse costretti ad affermare che la «forma» del corpo gli è più «essenziale» della sua stessa materia? — Eccoti servito.

Ero ben lungi dal trovarmi nel giro d’idee dell’amico; e i suoi sofismi scivolavano sopra la grossa corazza del mio Buon-senso.

— Come! dissi: abuseresti dei diritti di anfitrione sino al punto di voler insinuare che questo CEPPO, per esempio, non è materia?

— Dove scorgi la materia in quel pezzo di legno?, rispose.

Mi velai la faccia con entrambe le mani, dolorando per il naufragio della sua intelligenza. Via! Voler canzonare me!… Proprio me!

— Pretendi di non veder la Materia!, replicai stupefatto: pretendi che questo CEPPO…

— Ma, infine, tutto ciò è elementare!, gridò Nero esasperato dalla mia apparente ignoranza e guardandomi in cagnesco. Vedo attributi di «forma» di «colore» di «polarità» e di «pesantezza» uniti assieme: e chiamo «legno» un aggregato di tali qualità. Ma il «sostegno» delle qualità, — la SOSTANZA, insomma, coperta dal velo degli attributi, — dov’è?… — Fra le tue due sopracciglia! E in nessun posto! Ammetterai anche tu, dunque, che la «Materia» in sé non è sensibile! e non si lascia penetrare! e non si rivela!, e che la «Sostanza» è un’essenza puramente intellettuale, di cui il mondo sensibile costituisce solo una forma negativa, un «al-di-fuori».

— Ma, povero amico mio, cos’è una essenza intellettuale, cos’è la realtà di un’idea, di una misera idea di fronte all’evidente realtà del fatto rappresentato da questo semplice CEPPO, che tu neghi?

— Non ho che da gettare il ceppo nel fuoco, per distruggerlo: ecco il tuo CEPPO bell’e sparito, divenuto tutt’altro. Cos’è, dunque, una simile «realtà» che sparisce, che è e non è in pari tempo e che dipende dal caso esteriore? Si può chiamare ciò una «realtà»?… Via! E’ un Divenire, una Possibilità, — non il Reale; poiché, indifferentemente, «può esistere» e «non esistere». La Realtà, dunque, è ben diversa da questa contingenza: ed eccoci di nuovo, logicamente, al quesito iniziale: «Cos’è la REALTÀ»?

— Ma io, mormorai tutto indolenzito dalla paradossale dialettica del dottore, sostengo, invece, che un oggetto solido e pesante non è una semplice idea, diamine!

— Fà rientrare l’idea di «pesantezza» (poiché ne sei così abbagliato) nell’idea, per esempio, di «lunghezza», e capirai meglio ogni cosa.

— Con le parole, è possibile; ma i fatti materiali non si adattano, con la stessa buona grazia delle idee, a simili fusioni e confusioni.



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