Tutankhamon: Il mistero della mummia maledetta by Danila Trapani

Tutankhamon: Il mistero della mummia maledetta by Danila Trapani

autore:Danila Trapani [Trapani, Danila]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Letteratura per ragazzi
ISBN: 9788869090257
editore: Trapani Danila
pubblicato: 2016-08-23T16:00:00+00:00


«Ma che significa?» chiese Samir.

Beatrice prese fiato prima di rispondere: «Veramente questo tipo di triangolo significa un mucchio di cose: la trinità, il fuoco, la terra, ha a che fare con Pitagora, Tetraktys, si riscontra in filosofia, alchimia, ma… non capisco cosa c’entra qui» Beatrice chiuse gli occhi per un momento.

«E’ come se lo scarabeo formasse un terzo occhio» sussurrò Samir.

A quelle parole la donna trasalì all’istante: aveva dimenticato l’esistenza del “terzo occhio”. E’ il simbolo della chiaroveggenza; si dice che chi riesca ad “aprire” il terzo occhio, tramite meditazione, possa riscoprire il vero rapporto con la natura, che l’uomo dimenticò subito dopo esser venuto al mondo.

«Il terzo occhio è un simbolo: possederlo significa “vedere cose che gli altri non vedono”, non perché non possono, bensì perché non vogliono o non riescono a trovare la strada per farlo» spiegò la donna.

D’un tratto la torcia si spense con un silenzioso tremolio e il buio li avvolse.

Beatrice si allontanò subito dalla cassa: buio e tombe non andavano molto d’accordo nella sua mente: se c’è ne fosse stato uno, avrebbe cercato di evitare l’altro.

Cercò un appoggio e quando trovò il muro si aiutò con le mani per sedersi in angolo. Samir la raggiunse con passi svelti come se il buio non fosse un problema per lui.

Le si sedette accanto e le afferrò un ginocchio.

Beatrice esitò. Poi: «Tranquillo, non vado da nessuna parte»

Sentì l’uomo ridacchiare: «Giusto per esserne certi» affermò in perfetto italiano.

«Come facciamo adesso?» chiese Beatrice.

Samir prese fiato riempiendosi i polmoni ma non rispose alla domanda.

«Moriremo qui dentro?» chiese ancora la donna.

Anche questa volta ricevette silenzio. Se in quel momento l’uomo non le stesse tenendo un ginocchio e lei non sentisse il suo calore vicino e il suo respiro, avrebbe detto che non c’era nessuno.

Come se si fosse risvegliata improvvisamente da un sogno, o da un incubo, Beatrice percepì solo adesso l’uomo accanto a sé. Forse perché adesso si stava affacciando in lei la consapevolezza che ben presto sarebbe morta, anzi, sarebbero morti.

Si sentì inaspettatamente legata a lui. Non immaginava che sarebbe morta così. Non adesso. Non lì.

«Hai paura?» le chiese Samir.

Beatrice si prese qualche secondo per rispondere: «No. Dovrei averne?»

«Dipende» rispose l’uomo «dipende da cosa ti spaventa. Da cosa ti ricorda il buio. Dipende da esperienze vissute, emozioni provate. Cosa provi adesso?»

Beatrice aprì la bocca per rispondere ma le parole non le uscirono. Pensò all’Egitto, a Michelangelo, ad Ajnis, a casa sua, alle sue amiche.

«Non so. Non so più nulla ormai» rispose infine.

Sentì che Samir stava sospirando e, anche se non lo vedeva in viso, sapeva che stava fissando il vuoto, pensieroso, preoccupato, ma contenuto e rilassato.

«Io ho paura» disse infine.

Beatrice sgranò gli occhi, rimanendo in silenzio in attesa che l’uomo si spiegasse.

«Fin da quando ero piccolo mi hanno addestrato. Addestrato a mantenere la parola data, a rispettare i miei superiori, ad ubbidire, a fare bene il mio lavoro, a mantenere il segreto su ciò che faceva l’Ordine» fece una pausa. Poi riprese: «Ma da bambini si cerca sempre qualcosa di diverso dal proprio destino.



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