Tutti innocenti by Marco Bosonetto

Tutti innocenti by Marco Bosonetto

autore:Marco Bosonetto [Bosonetto, Marco]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Baldini+Castoldi
pubblicato: 2024-10-01T17:53:17+00:00


Lo spirito guida del camoscio

Aprì gli occhi nel buio. Gli capitava ogni notte. La spedizione da sonnambulo in bagno era diventata una costante poco prima dei cinquant’anni. La vescica riconoscente. Il ritorno in camera, nel letto, cercando di non svegliare Anna. La ricaduta quasi istantanea nel sonno.

Stavolta niente ricaduta nel sonno. E non a causa di dubbi inutilmente tormentosi, come gli capitava di tanto in tanto: ho pagato la rata delle spese condominiali? ho detto a Chiara di quel concorso in regione? ho segnalato all’Inps i contributi che mi hanno versato da ragazzo quando raccoglievo pesche al Villar?

Stavolta era una sensazione fisica a tenerlo sveglio. Una specie di sfrigolio diffuso nel corpo. Come se le sue cellule avessero alzato la temperatura di funzionamento tutte insieme e i suoi atomi, o i suoi elettroni, o i suoi bosoni, o come diavolo si chiamavano i mattoncini minuscoli che componevano ogni cosa, friggessero. Le omeomerie? gli passò per la testa in una reminiscenza scolastica. Perché sto pensando queste cose? Perché non riesco a dirigere i miei pensieri? Respiro? Sì. Normale? No. Sudo? Un po’. Ho la tosse secca? C-c-c. C-c-c. Se mi sforzo sì. Perché dovrei sforzarmi di avere la tosse? Il gusto? L’olfatto? Dovrei andare in cucina a mangiare qualcosa per verificarlo? Ma chi ci arriva in cucina? È lontanissima. Miliardi di miliardi di bosoni luce là fuori, oltre la barriera corallina delle coperte, il muro del suono, le colonne d’Ercole, il passaggio a Nordovest. Il profumo di acqua di rose di Anna? Mi pare di sentirlo. Più tenue? Potrebbe avere usato meno crema del solito. O per nulla. Si è addormentata nel letto di Chiara. Ma ora è qui accanto a me. È qui accanto a me? Dovrei voltarmi per verificarlo. O allungare il braccio, il piede, laggiù, oltre la fossa delle Marianne del lenzuolo, la faglia di Sant’Andrea, il canale dell’Aguzzafame.

«Anna?»

Gastaldi aveva ancora la voce, riusciva a usarla, a parlare, a chiedere aiuto. Già qualcosa, boia faus.

«Che c’è?»

«Potrei avere la febbre? Mi tocchi la fronte?»

Anna Carfì si rigirò faticosamente nel letto, brontolando in siciliano, appoggiò una mano sulla fronte del marito. La tenne lì per un’era geologica, gli tastò il collo alla ricerca delle pulsazioni, contò per una quindicina di secondi. «Direi trentanove e due. Vado a prendere il termometro.»

«Chiuditi. Isolati. Lasciami qua. Non tornare. Mandami il termometro con…»

«Con che, Pietro? Il teletrasporto?»

«Non voglio passarti il Covid. Dobbiamo stare in quarantena.»

«Se hai il Covid, ce l’ho anch’io, Pietro. Abbiamo dormito insieme fino a… siamo ancora letto insieme. Ieri mi hai pure baciato, approfittando che ero triste.»

«Chiama le Usca, compra un saturimetro, mettiti la mascherina, di’ a Chiara di stare in Val Maira, qui c’è tutta quest’aria stagnante, la nebbia, le zanzare, lo s-ciusso, l’inquinamento, la gente col doppio cognome che s’incastra nei vicoli col Suv. Anna? Anna?»

La professoressa Carfì tornò con il termometro, una caraffa d’acqua e un bicchiere, una bustina di tachipirina solubile. Quanto era stata via?

«Mettiti la mascherina», le disse Gastaldi.

«Non scassare la minchia, Pietro. Alza l’ascella. Ecco. Ora bevi l’acqua.



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