Uccidere, qualche volta by Rosa Mogliasso

Uccidere, qualche volta by Rosa Mogliasso

autore:Rosa Mogliasso [Mogliasso, Rosa]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SEM
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Un razzo a pelo raso

Di mia madre sul pianerottolo non c’era traccia, in compenso il nostro bassotto era lì accucciato sul tappetino, che mi guardava interrogativo.

«Ehi bello, dov’è Patrizia?» domandai.

Lui abbaiò, incerto.

«Vai, bravo cane, vai, cerca Patrizia» lo incitai.

E lui si scaraventò giù per le scale.

Lo seguii fino alla porta di casa Pinardi, dove sostò qualche secondo, poi di nuovo giù a rotta di collo il ventre che sfiorava i gradini.

All’androne si bloccò.

Guaì, annusò l’aria.

Qualcosa lo stava confondendo.

Cominciò a girare in tondo.

«Cerca, Sigmund, cerca, uccidi...» gli ordinai, contando sul fatto che il suo sangue teutonico lo predisponesse a un certo tipo di obbedienza cieca.

Infatti.

Si gettò a corpo morto contro la porta che conduceva alle cantine. Tirai fuori il cellulare e, avvalendomi per la prima volta dell’applicazione torcia con un buon motivo, aprii la porta. Un tunnel mi si parò davanti. In fondo al tunnel, una luce. Dentro la luce mia madre e Teresa Pinardi.

Stavano sfogliando delle riviste.

Sigmund partì come un razzo a pelo raso e si catapultò in braccio a Patrizia.

Lei strillò: «Aiuto, Terè, i topi».

Poi, realizzando, rettificò in: «Sigmund, maledetto».

«Cosa state facendo?» gridai.

«Totò, disgraziato, vieni a riprenderti il cane.»

Raggiunsi il trittico.

Teresa Pinardi mi ignorò. Mia madre mi ficcò Sigmund tra le braccia: «Vai subito a casa e aspettami lì».

«Ma, mamma.»

«Mamma un corno, obbedisci» disse lei.

«Vai a casa, ricchione» disse Teresa Pinardi, senza sollevare lo sguardo dalle riviste.

«Ehi» disse mia madre.

«Ricchione è, e ricchione resta» disse la Pinardi.

«Vabbè» disse mia madre, sopraffatta dal vigore dell’argomentazione.

Tornai a casa divorato dalla curiosità: che cosa stavano leggendo quelle due?

Un’ora dopo Patrizia rientrò stanca e scarmigliata, apostrofandomi: «E così mio figlio, il sangue del mio sangue, frequenta le classi alte, gli industriali, e me li porta pure a casa, come se quelli non avessero i loro pied-à-terre, gli attici con vista, le tavernette».

«Tavernette?» domandai, scegliendo di approfondire il particolare più surreale di tutta la sparata.

«Non fare il furbo.»

«Non sto facendo il furbo, ma le tavernette sono tipiche delle classi medie che rivestono i muri con l’abete piallato.»

«Cosa c’entra l’abete, adesso? Non fare il furbo.»

«Senti, perché non mi dici che cosa facevate tu e la Pinardi in cantina?»

«Ricerche.»

«Fruttuose?»

Mia madre si lasciò cadere su di una sedia: «Sì, molto fruttuose, non sai quanto, adesso sappiamo tutto e Teresa agirà di conseguenza».

«Cosa vuoi dire?»

«Che qualcuno pagherà, e pagherà salato, dammi una sigaretta» stabilì mia madre.

Le porsi il pacchetto.

«Non c’è come il fumo per rilassarsi» stabilì afferrandolo.

«Sarà» convenni dubbioso.

«A questo proposito, quella famosa marijuana che hai messo nel tè per gli amici tuoi...»

«Sì?»

«Te ne è rimasta? Vorrei provarla, provare a fumarla, intendo.»

«Adesso?» domandai perplesso.

«Perché no?» rispose lei.

«Perché sì?» tentai.

«Per una serie di ottimi motivi» cominciò a elencare lei afferrandosi il pollice della mano sinistra tra il pollice e l’indice della destra. «Primo perché ho la netta sensazione che io mi stia perdendo qualcosa.» Poi, lasciando il pollice e afferrando l’indice: «Secondo, perché voglio capire meglio mio figlio e, terzo...» lasciando l’indice e afferrando il medio «...perché dicono che funzioni nell’attenuare i dolori fisici e psicologici e io, mio



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.