Un certo bisogno di socialismo by Giaime Alonge

Un certo bisogno di socialismo by Giaime Alonge

autore:Giaime Alonge [Alonge, Giaime]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fandango Libri
pubblicato: 2023-09-07T22:00:00+00:00


Mercoledì 16 agosto

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La piazza davanti al municipio di Schöneberg traboccava di folla. Qua e là si alzavano cartelli su cui si leggevano frasi come: “Via il KZ”, “C’è solo una Germania”, “Kennedy a Berlino”. Ci dovevano essere almeno trecentomila persone. Visto che Berlino Ovest contava 2 milioni di abitanti, aveva risposto all’appello lanciato dal sindaco e dal Senato un cittadino su sei. Dopo anni di polemiche e discussioni, all’interno dell’SPD, sul “nuovo individualismo” dei tedeschi della Repubblica federale, che da un lato era il segno della loro adesione ai valori occidentali, ma che al contempo metteva a disagio dirigenti cresciuti nella cultura marxista, quella manifestazione di massa, così sentita, rappresentava una bella prova del fatto che i berlinesi non avevano smarrito il senso dell’azione collettiva. Ma la prova era arrivata già nei giorni precedenti. Il lunedì 14, operai e impiegati in tutta Berlino Ovest avevano osservato quindici minuti di astensione dal lavoro per protestare contro la chiusura della frontiera. Inoltre, era partito, in forma del tutto spontanea, senza alcuna indicazione da parte delle autorità cittadine o dell’SPD, il boicottaggio della S-Bahn. In quel poco di cogestione dell’area metropolitana che ancora esisteva, la DDR si occupava della ferrovia di superficie, all’Est come all’Ovest, mentre la municipalità occidentale aveva competenza sulle linee sotterranee. Comprare un biglietto della ferrovia cittadina, anche per muoversi unicamente dentro la metà occidentale, significava finanziare il regime di Ulbricht. I residenti di Berlino Ovest avevano smesso di salire sui convogli della S-Bahn praticamente subito dopo la comparsa della barriera. Per Willy Brandt, che spesso si era lamentato del fatto che i suoi concittadini, il 17 giugno, anziché commemorare la rivolta del 1953 (nella Repubblica federale, era festa nazionale, una festa paradossale e utopistica, il “giorno dell’unità tedesca”), preferivano andare a prendere il sole nei parchi, quelle rappresentavano davvero ottime notizie. Però, erano anche le uniche. I berlinesi sembravano i soli determinati a opporsi a Ulbricht. Da Bonn a Washington, nessun’altro aveva preso posizione.

La domenica mattina, Brandt, insieme al suo vice, Franz Amrehn, si era recato alla Kommandatura, a Dahlem, dove si riunivano i responsabili militari delle potenze vincitrici, che formalmente amministravano la città, anche se il governo quadripartito era terminato nel 1948, con la decisione di Stalin di ritirare la delegazione sovietica. La dizione completa era Allied Kommandatura, una formula per metà inglese e per metà russa, un ibrido linguistico che dava il senso della natura multinazionale dell’organo. Pur parlando un ottimo inglese, Brandt aveva preferito usare il tedesco, portandosi dietro un interprete. L’evidente inerzia degli Alleati, che non avevano neanche inviato una pattuglia, per sorvegliare il confine e infondere un po’ di coraggio nei berlinesi dell’Ovest, storditi dalla vista di tutti quei soldati e poliziotti della DDR, lo aveva innervosito sin dal momento in cui era atterrato a Tempelhof. E il suo disappunto era ulteriormente cresciuto appena era entrato nella Kommandatura – dove non era mai stato, perché di regola incontrava gli ufficiali alleati nel suo ufficio, in municipio, oppure nelle loro residenze private –



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