Un indizio sulla pelle by Stephen Spotswood

Un indizio sulla pelle by Stephen Spotswood

autore:Stephen Spotswood [Spotswood, Stephen]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-02-16T12:00:00+00:00


20

Tornata alla veglia, trovai la signora Pentecost distesa su una sdraio, le mani strette intorno a un bicchiere. Il liquido all’interno emanava un bagliore dorato alla luce del fuoco.

Era al vertice di un semicerchio di sedie che includevano: Big Bob; Maeve; Ray; Paulie; Vincente, il maggiore dei Sabatini; Doc, che russava sommessamente; e Sam Lee, con la testa appoggiata alle mani e gli occhi assorti, come un bambino che stesse ascoltando storie di fantasmi.

Mi accomodai su una seggiola libera tra Ray e Paulie, che stava per concludere un racconto su Jerry la Trivella.

Non avevo conosciuto Jerry, ma avevo sentito tutte le storie su di lui. Era un pagliaccio convinto che far ridere le persone fosse la più alta vocazione per un uomo.

Il problema era che non aveva il minimo talento. Era privo di equilibrio, di senso del ritmo, di tempismo. Le clave gli scivolavano tra le dita, le carriole erano pasticciate, le battute erano così brutte da mettere i brividi.

Di fatto, era talmente negato da risultare geniale. Se la bravura di un pagliaccio si misurava dalle risate del pubblico, Jerry era il migliore che l’H and H avesse mai avuto.

«Gli spettatori credevano fosse una messinscena» stava spiegando Paulie al mio capo. «Erano convinti che i suoi pasticci fossero voluti. E così lo scambiavano per un fenomeno e si spanciavano dalle risate.»

La signora P sorseggiò il suo whiskey e assunse la solita aria pensierosa.

«Perciò, la vera domanda è: era un artista riuscito?» continuò Paulie. «Anche se la sua tecnica era disastrosa. Bob e io portiamo avanti questa diatriba da quasi vent’anni. Per me, se qualcosa funziona, funziona.»

Il mio capo si girò verso il proprietario del circo, appollaiato sulla sua seggiola pieghevole, le gambe sotto il sedere, il gilet sbottonato, i capelli nero corvino che gli ricadevano sul viso.

«Lei che ne dice, Robert?» gli chiese.

«Jerry voleva fare una cosa fatta bene e non c’è riuscito. D’accordo, il pubblico non lo sapeva, ma lui sì. È questo che conta.»

Si scolò un goccio dalla fiaschetta, poi aggiunse: «A differenza degli spettatori, io so com’è finito. In una stamberga a Cleveland con una corda intorno al collo».

Questo troncò la conversazione.

Ascoltammo la musica e il chiacchiericcio degli altri gruppetti di festaioli, le cui ombre danzanti si stagliavano enormi sulle fiancate delle roulotte. Dato che il silenzio mi mette a disagio anche nei momenti migliori, decisi di alleggerire l’atmosfera.

«Ehi, Ray» dissi, dando di gomito all’allevatore di serpenti, «cos’è questa storia che hai colpito uno sbirro con una gabbia per uccelli?»

Non ho mai visto un uomo arrossire dalla testa ai piedi come Ray in quel momento.

«Oh, è stato un terribile malinteso» rispose. «Il proprietario aveva promesso di aspettare che trovassi una casa per tutti i miei animali. Non mi interessava venderli. Volevo solo che fossero al sicuro. Poi questo agente si è presentato con un lucchetto dicendo che dovevo andarmene seduta stante. Ho provato a spiegargli che non ci sarebbe stato nessuno per dare da mangiare agli animali, che sarebbero morti di fame, ma quello non mi stava a sentire e.



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