Un morto ogni tanto by Paolo Borrometi

autore:Paolo Borrometi [Borrometi, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788828201328
editore: Solferino
pubblicato: 2018-02-14T23:00:00+00:00

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Una gita fuori porta

Colletti bianchi

Se Siracusa ha dato la dimensione di quanto i suoi affari coinvolgano l’intero Paese, la sua provincia mette il suggello a questa tesi. Una terra ricca come quella iblea, legata per certi versi al ragusano e per altri al catanese. E, soprattutto, legata a doppio filo ai poteri forti, o ai cosiddetti «colletti bianchi», nei cui ranghi militano figure insospettabili, vicine sia a esponenti di spicco dei clan palermitani sia all’establishment nazionale. Uomini nati o che si sono trasferiti in zona, dove hanno pazientemente intessuto reti e alleanze sempre più salde con la politica locale, con i clan «minori» e con gli imprenditori. Stiamo parlando della stessa terra che nasconde gli interessi del superlatitante Matteo Messina Denaro.

Con il tempo, cosa nostra ha perfezionato la sua capacità affaristica in provincia, trasformandosi, secondo una felice espressione ormai comunemente diffusa, in una «mafia liquida», in una vera e propria holding del malaffare che ha saputo camuffare la propria presenza dietro sistemi imprenditoriali in apparenza legali. Pur senza abbandonare del tutto il suo tradizionale assetto gerarchico, compatto e rigidamente ancorato al territorio, oggi sperimenta forme più flessibili d’influenza. Lo stesso innalzamento di status sociale dei suoi affiliati, testimoniato dalla contaminazione di medici, stuoli di avvocati e professionisti, costituisce un indicatore non di poco conto. E non vanno dimenticati gli imprenditori, in un contesto sociale che ha realtà locali di enorme importanza per l’intero asse strategico del Paese, come dimostra il caso di Augusta. Le organizzazioni mafiose presenti nel siracusano operano attraverso le classiche modalità di tipo predatorio, come l’usura e l’imposizione del pizzo, ma hanno saputo infiltrarsi anche nell’economia legale, condizionando l’esecuzione di appalti pubblici e privati, controllando i subappalti nei tradizionali settori del movimento terra e dei trasporti o delle forniture di calcestruzzo e di bitume, grazie alle connivenze di alcuni amministratori pubblici locali: anche qui la mafia è presente a vari livelli. E i più alti, come è ovvio, si sono serviti (e si servono) dei più bassi.

Sotto il profilo criminale, il territorio provinciale è diviso in tre zone ben distinte: in quella a sud il clan Trigila, nella zona intermedia il clan Aparo e in quella a nord il clan Nardo. Quest’ultimo, che conta oltre duecento affiliati, opera in particolare fra Lentini, Carlentini, Francofonte e Augusta. Fino a qualche anno fa vera e propria continuazione del clan Santapaola di Catania, oggi il clan Nardo è ben radicato nella provincia, legato ai colletti bianchi che gestiscono appalti e politica, con interessi che spaziano dalla gestione dei rifiuti al riciclaggio. Prende il suo nome da Nello Nardo, pupillo del boss stragista e capo indiscusso della mafia di Catania Nitto Santapaola. Negli anni della cupola fu proprio lui a introdurre Nardo ai «capi dei capi», facendone con un «battesimo di mafia» l’unico boss della zona ad aver ricevuto l’«imprimatur» della commissione interprovinciale di cosa nostra.

E fu dalla splendida piazza di Lentini, città con una storia millenaria, che «zu Nello» cominciò a comandare, controllandone ogni pietra, fino a quelle del suo palazzo comunale, che finì per essere più che scalfito dai poteri del clan.

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