Una canzone sulle labbra by Michelle Marly

Una canzone sulle labbra by Michelle Marly

autore:Michelle Marly [Marly, Michelle]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2022-09-08T00:00:00+00:00


18

White Christmas

Beverly Hills

Dicembre 1937

Irving si fece riaccompagnare in hotel. Le riprese erano andate bene, le scene di quel giorno erano pronte. I membri della troupe davanti e dietro la cinepresa si erano separati di buon umore, salutandosi con abbracci e bacetti sulle guance, felici per l’unico giorno di vacanza che il potente produttore aveva concesso loro.

Dal sedile posteriore dell’auto della casa cinematografica, Irving osservava cupamente il traffico e il colorato trambusto sui marciapiedi. Ancora una volta, desiderò essere in un luogo diverso dalla Los Angeles scintillante nella luce rossa del tramonto, con le palme dei viali che ondeggiavano dolcemente nella brezza e le ville dietro i prati curati. Sospirando, abbassò il finestrino e sentì l’aria mite sul viso. Avrebbe preferito un vento gelido.

È pazzesco, pensò con rabbia rialzando il vetro. Il sole splende, l’erba è verde e io mi struggo per il Nord. Ce l’aveva con se stesso perché nel tepore della California aveva nostalgia del freddo del New England. Eppure sapeva bene che, a differenza sua, erano molte le persone che non sognavano un bianco Natale. Persino alcuni suoi buoni amici di New York svernavano in Florida o ai Caraibi. Per lui, tuttavia, era fuori discussione. Strano. Perché trovava il bianco Natale così invitante, anzi così profondamente romantico? Come se la neve fosse l’essenza di tutto ciò che contraddistingueva quella festa cristiana, come se persino i fiocchi che si scioglievano fossero un simbolo di speranza.

«Sei solo un sentimentale» mormorò tra sé.

«Posso aiutarla, signore?» chiese l’autista.

Irving scosse la testa, sperando che l’uomo guardasse nello specchietto retrovisore. «No, grazie. Sto parlando da solo...» Si interruppe e, dopo aver riflettuto per un attimo, aggiunse di getto: «Sì, invece. Può rispondere a una domanda. Sogna un bianco Natale?».

«Un bianco Natale?» ripeté lo chauffeur, confuso. Tamburellò con le dita olivastre sul volante, poi si diede una manata sulla fronte. «Ah! Capisco. Intende con la neve, vero? Vengo da Porto Rico e lì fa troppo caldo per la neve, ma da quando sono qui, in alcune giornate invernali vedo le cime imbiancate delle San Gabriel Mountains. Non ho mai pensato che si potesse aver bisogno di un clima così a Natale, però probabilmente è bello. Forse ha ragione.» Non sembrava molto convinto.

A quanto pareva nemmeno lo chauffeur si entusiasmava all’idea di un romantico mondo invernale innevato, concluse Irving, dispiaciuto. Forse non avrebbe dovuto ostinarsi a scrivere una canzone natalizia, anche se un brano di quel genere sarebbe stato benissimo in uno spettacolo sulle stagioni. Pur essendo andato alle Bahamas per Natale anni prima e avendo vissuto la versione colorata e rumorosa di quella festività laggiù, domandò: «Come trascorre le feste?».

«A Porto Rico balliamo la samba. Ma lo fanno anche i miei amici e la mia famiglia qui in California. Domani balleremo. La musica rende felici i miei connazionali, capisce, signore?»

Irving sorrise suo malgrado. «Oh sì, capisco benissimo.»

Proseguirono in silenzio. Non c’era più niente da dire, nulla in comune tra il famoso compositore e l’autista degli studi cinematografici.

Seguendo il filo dei propri pensieri, Irving continuò a guardare il Sunset Boulevard scorrere fuori dal finestrino.



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