Una ragionevole paura by Scott Pratt

Una ragionevole paura by Scott Pratt

autore:Scott Pratt [Pratt, Scott]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Giallistica, marzo, retail
ISBN: 9788834737736
editore: Fanucci
pubblicato: 2018-12-11T23:00:00+00:00


21

Il lunedì successivo, poco dopo le undici, stavo ricontrollando i mandati di comparizione per i testimoni del gran giurì, quando avvertii la presenza di qualcuno sulla porta. Alzai lo sguardo e mi illuminai. Era mia figlia, Lilly, capelli ramati come sua madre, occhi verdi come me e Sarah. Indossava una t-shirt arancione della University of Tennessee con sopra un giacchetto nero, aperto, e un paio di jeans. Era snella, atletica, incredibilmente giovane ed esuberante e sorrideva in quel suo modo speciale capace di trasformarmi ogni volta in creta tra le sue mani.

«Ciao, papi» mi salutò vivace.

«Lilly! Che fai qui?» Nella fretta di abbracciarla, alzandomi sbattei la coscia contro l’angolo della scrivania. Sentii un dolore lancinante attraversarmi la gamba, ma feci finta di nulla, zoppicando per gli ultimi due passi.

«Sono venuta per portarti a pranzo» disse.

«Come mai non sei all’università? Dimentico qualcosa?»

Mi abbracciò stretto intorno al collo e mi baciò sulla guancia. Lo aveva fatto migliaia di volte, ma il tocco delle sue labbra sulla mia pelle e il calore del suo abbraccio mi scaldavano sempre il cuore.

Le presi il viso tra le mani. «Te l’hanno detto ultimamente che sei bella da morire?»

«Non mi pare ultimamente di averlo sentito, ‘bella da morire’.»

«Questo è un crimine. Dammi il nome di ognuno dei ragazzi che hai visto il mese scorso e li metto tutti in prigione. Allora, che ci fai qui? Questo è il tuo terzo anno all’università ed è la prima volta che vieni senza dirmelo prima.»

«Mi mancavi. E poi c’è una cosa di cui ti vorrei parlare. Puoi liberarti per un’oretta?»

«Ma certo. Dove vuoi andare?»

«In un posto tranquillo.»

Ordinai una cosa a portar via da The Firehouse a Johnson City e andammo al Rotary Park su Oakland Avenue. C’era qualcosa che la turbava perché se ne stava in silenzio e sembrava assente in macchina. Lilly raramente aveva l’aria assente, e non stava mai zitta. C’erano state volte in passato in cui avevamo passeggiato per un’ora e le uniche sillabe che ero riuscito a pronunciare erano state ‘ah-ah’. Quando arrivammo al parco, ci incamminammo tra gli alberi fino a uno dei piccoli padiglioni e ci sedemmo a un tavolo da picnic. La giornata era nuvolosa e un po’ freddina e il tetto di foglie di quercia frusciava nella brezza sopra le nostre teste.

«È abbastanza tranquillo?» chiesi, aprendo un contenitore di polistirolo con dentro dell’insalata e facendolo scivolare verso di lei. Sorrise senza entusiasmo e iniziò a infilzare l’insalata con una forchetta di plastica.

«Allora, cosa ti preoccupa, Lil? È tutto okay?»

«Immagino dipenda da che intendi tu per ‘okay’.»

«Sputa il rospo. Lo sai che puoi parlarmi di qualsiasi cosa.»

«Ho paura di averti deluso.»

Il suo labbro inferiore iniziò a tremare leggermente, e gli occhi si fecero lucidi. Non riuscivo a immaginare cosa avesse fatto, o cosa pensasse di aver fatto, da sconvolgerla così. Lilly era sempre stata troppo facile da crescere, una bambina così vicina alla perfezione come mai avrei potuto sperare. Studentessa straordinaria, lavorava sodo a danza e a teatro e amava leggere. Non era



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