Una Serie di Sfortunati Eventi by Lemony Snicket

Una Serie di Sfortunati Eventi by Lemony Snicket

autore:Lemony Snicket
La lingua: ita
Format: azw3, mobi
Tags: Juvenile Fiction
editore: 06
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


C A P I T O L O

Ottavo

«Sto sognando» disse Duncan Pantano. La sua voce era un roco sussurro attonito. «Devo stare sognando».

«Ma com'è possibile che tu stia sognando» chiese Isadora, «se anch'io sto facendo lo stesso sogno?»

«Una volta ho letto di una giornalista» sussurrò Duncan, «inviata di guerra, che fu tenuta prigioniera dal nemico per tre anni. Ogni mattina guardava fuori dalla finestra della sua cella e credeva di vedere i suoi nonni che venivano a salvarla. Ma non erano davvero lì, era un'allucinazione».

«Ricordo di aver letto di un poeta» disse Isadora, «che vedeva sei graziose fanciulle nella sua cucina ogni martedì sera, ma in realtà la cucina era vuota. Era un'illusione».

«No» disse Violet, infilando la mano tra le sbarre. I Pantano si ritirarono nell'angolo della gabbia, come se Violet fosse un ragno velenoso invece di un'amica ritrovata. «Non è un'allucinazione. Sono io, Violet Baudelaire».

«E io sono davvero Klaus» disse Klaus. «Non sono un'illusione».

«Sunny!» disse Sunny.

Gli orfani Baudelaire sbatterono le palpebre nell'oscurità, sforzandosi di vedere il più possibile. Ora che non penzolavano più dall'estremità di una corda, erano in grado di dare un'occhiata a quell'ambiente lugubre. La loro lunga discesa era terminata in una piccola, sporca stanza che non conteneva altro che la gabbia arrugginita contro cui la prolunga aveva fatto clink!, ma i Baudelaire videro che da lì partiva un lungo corridoio, oscuro come il falso pozzo d'ascensore, che curvava e si snodava nel buio. I ragazzi dettero anche un'occhiata ai Pantano, e la vista non era meno lugubre. Erano vestiti di stracci, e i loro volti erano così sporchi che i Baudelaire non li avrebbero nemmeno riconosciuti, se i due trigemini non avessero avuto in mano i quaderni che portavano sempre con sé. Ma non erano solo la sporcizia sui loro volti o i vestiti sui loro corpi che li facevano apparire così diversi. Era l'espressione dei loro occhi. I trigemini Pantano avevano l'aria stanca, affamata, e molto, molto spaventata. Ma più di ogni altra cosa i Pantano avevano l'aria infestata. La parola 'infestato', come sono certo che sapete, di solito si applica a una casa, un cimitero o un supermercato nel quale vivano dei fantasmi, ma in fondo può anche essere usata per descrivere persone che hanno visto e sentito cose talmente orribili da dar loro la sensazione di essere abitati da spettri che infestano la loro mente e i loro cuori con disperazione e infelicità. I Pantano avevano quell'espressione, e vedere i loro amici così disperatamente tristi spezzò il cuore dei Baudelaire.

«Siete veramente voi?» disse Duncan, guardando i Baudelaire dall'angolo, della gabbia. «Siete davvero, davvero voi?»

«Oh sì» disse Violet, e si accorse che gli occhi le si riempivano di lacrime.

«Sono davvero i Baudelaire» disse Isadora, allungando la mano per stringere quella di Violet. «Non stiamo sognando, Duncan. Sono davvero qui».

Klaus e Sunny tesero anche loro le braccia nella gabbia, e Duncan lasciò l'angolo per raggiungerli come poteva da dietro le sbarre. I cinque ragazzi si abbracciarono per quanto possibile, un po' ridendo e un po' piangendo, per l'emozione di essere di nuovo tutti insieme.



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