Urania Collezione 081 by Tevis Walter. Futuro in trance

autore:Tevis Walter. Futuro in trance [trance, Tevis Walter. Futuro in]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

3. La scomparsa della famiglia

4. la diffusa concentrazione sulle esperienze "interiori"

5. la perdita di interesse per i bambini

6. un diffuso desiderio di evitare responsabilità Il libro poi analizza ciascun fattore.

Ma in nessun punto accenna alla possibilità che i bambini scompaiano dalla faccia della terra.

Ed è a questo punto che ci troviamo ora, io credo.

Non esistono più bambini, temo.

Dopo la nostra morte, forse non ci sarà più nessuno.

Non so se sia un bene o un male.

Eppure penso che, per diversi aspetti, dovrebbe essere bello diventare padre di un bambino che avesse Mary Lou per mamma.

E vorrei vivere con lei, e formare una famiglia... nonostante tutti quei rischi per la mia Individualità.

Ma a cosa serve la mia Individualità? Ed è veramente sacra, oppure me l'hanno fatto credere perché i robot che me l'hanno insegnato sono stati programmati a questo scopo da chissà chi?

184° GIORNO

Oggi hanno raccolto le piante di Proteina 4.

Quando siamo usciti fuori nei campi a lavorare, due enormi macchine gialle erano già in azione, spostandosi su e giù per le file come rumorosi giganteschi bus, gettando per aria nuvole di polvere e sradicando le piante mature venti o trenta per volta e scagliandole nelle fauci di un raccoglitore, dove, immagino, venivano polverizzate, per poi essere trasformate in pani di soia e fiocchi di proteine sintetiche.

Ci siamo tenuti alla larga dal campo per via della puzza, assai peggiore di quella abituale, e siamo rimasti a osservare le macchine in silenzio per un po'.

Infine qualcuno ha parlato.

Era Belasco, che ha osservato, con una piega amara sulla bocca: «Ecco finita un'altra stagione di lavoro, ragazzi ».

Gli altri sono rimasti in silenzio.

Un'altra stagione di lavoro. Le cause del declino demografico riporta questa notizia per intero.

Mi sono guardato tutto intorno, come se vedessi le cose rper la prima volta dopo settimane.

186° GIORNO

Gli alberi sulle colline al di là del carcere avevano perso tutte le foglie.

L'aria era fredda sulla mia pelle.

Ho sentito come un formicolio, pensando a quella sensazione sulla pelle, guardando il blu pallido del cielo.

Sull'orlo delle colline una gran folla di uccelli era in volo, roteando, e poi ha virato all'unisono.

E allora ho deciso che devo fuggire da questa prigione.

Non era bella, e aveva come sempre quello sguardo spaventato.

Se ne stava nel fango umido sull'orlo dello stagno, alta quanto lui, i piedi bianchi che non affondavano, il volto perplesso e le braccia, tese, che tremavano leggermente sotto la lunga vestaglia mentre gli porgeva qualcosa.

Ma lui non riusciva a vedere cosa fosse, per quanto si sforzasse di mettere a fuoco lo sguardo per quella breve distanza che li separava.

Lui scrutava e scrutava quel che lei gli protendeva e poi, tristemente, sconfitto, abbassò gli occhi.

Il fango gli era salito su per le caviglie bianche, e non poteva muoversi.

E nemmeno lei, lo sapeva.

La guardò di nuovo, sempre con quella cosa in mano che lui non poteva vedere e cercò di parlarle, di chiederle cosa volesse dargli, ma non poteva.

La paura crebbe.

E si svegliò.

Nel profondo di sé, sapeva che era un sogno.

Anche le altre tre volte, lo sapeva.

E

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